In attesa del rapporto definitivo che verrà illustrato ufficialmente dal 22 al 25 maggio ad Asti in occasione della convention nazionale delle Città del Vino, i dati relativi al turismo enologico sono stati presentati in anteprima alla Bit di Milano. I numeri non sono molto lusinghieri per il nostro paese, il trend infatti ci dice che l’Italia perde quote di mercato a favore dei paesi emergenti del cosiddetto ‘Nuovo Mondo’, al cospetto di quali tutta l’Europa si trova in difficoltà, a causa di falle nel settore della promozione e per la mancanza di una fattiva collaborazione tra i comparti. Un dato sopra a tutti, dei 20 milioni di enoturisti mondiali solo 3 riguardano l’Italia. Il dato è basso soprattutto in relazione alle potenzialità della nostra penisola, unica per patrimonio empelografico, quindi per varietà di vitigni. Sono infatti oltre 200 i vitigni italiani autoctoni a differenza di quanto accade ad esempio nei paesi del ‘Nuovo mondo’ (Canada, Stati Uniti, Cina, Argentina, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda) caratterizzati da specie alloctone, quindi non naturali di quelle zone. L’Italia inoltre è il primo tra gli stati a vocazione vinicola per superficie vitata, il 2,56 %, contro il 2,05 della Spagna, l’1,8% della Francia e, per capirci, lo 0,28 del Cile, e lo 0,04 % degli Usa. Il nostro paese inoltre con i suoi 44,4 milioni di ettolitri di vino imbottigliati è il secondo produttore al mondo, preceduto solo dalla Francia, ma sembra contare poco in ambito turistico. Le difficoltà dell’enoturismo dipendono sicuramente della debole crescita del settore turistico generale, nell’ultimo decennio infatti l’incremento è stato del solo 8,6%, contro il +52 % della Francia ad esempio, che per tipologia di offerta è quella che si avvicina di più a quella italiana. Come sottolineato da Paolo Benvenuti, direttore generale delle Città del Vino: “Una produzione vitivinicola rilevante come quella italiana, sia in termini quantitativi che qualitativi, è fisiologicamente legata al turismo del vino che dovrebbe costituire una straordinaria risorsa. In realtà il XII rapporto del turismo del vino ci dice che questo comparto soffre di una sua non piena realizzazione, non tanto in termini di attrattività, quanto in termini di competitività”. Per tale motivo il rapporto di quest’anno tende a fornire un quadro del turismo del vino in chiave economico manageriale, nell’obiettivo di contribuire ad una maggior collaborazione ed integrazione nazionale per una maggior competitività. Un supporto nella lettura dei dati è offerto dal professor Giuseppe Festa che punta il dito sul gap tra realtà e potenzialità: “In Italia manca l’adeguata valorizzazione e promozione turistica legata all’enoturismo”.  Un appuntamento importantissimo e da non lasciarsi sfuggire è rappresentato dall’Expo ormai alle porte. Un momento a tutto food, dove anche il vino sarà protagonista. Continua ancora Festa che è necessario abbinare le caratteristiche positive della produzione enologica italiana al territorio, puntando ad esempio sui nostri 50 siti Unesco ed in generale sul nostro straordinario patrimonio culturale, prestando attenzione che Expo non venga identificata solo con il territorio milanese o ancor peggio che non diventi un ponte verso altre destinazioni enologiche europee. Per fare in modo che l’esposizione universale sia una vera risorsa occorrono strategie condivise a livello istituzionale, promozionale e un effettivo lavoro di sinergia tra i comparti turistici, i produttori e la rete di trasporti.

Sara Rossi