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'Porchet… tiamo'. Più che un festival una vera e propria dichiarazione d’amore per uno dei cibi più gustosi, antichi e popolari della tradizione gastronomica italiana. Gli estimatori della porchetta si danno infatti appuntamento a San Terenziano di Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia, per la quinta edizione di 'Porchettiamo - Festival delle Porchette d’Italia'. Un’occasione irrinunciabile, unica in tutta Italia, per gustare le diverse varianti di questo succulento 'cibo di strada'.
Dal 10 al 12 maggio nella piazza principale del piccolo borgo umbro, rinominata per l’occasione 'La piazza delle porchette', si riuniranno stand attentamente selezionati dall’organizzazione, cui quest’anno si aggiungono per la prima volta produttori che arrivano da fuori dei confini produttivi classici.
E allora ecco lo slogan di quest’anno: 'Porco Mondo', cioè la porchetta sempre più lanciata alla conquista del Pianeta e capace di travalicare i confini geografici della tradizione. Da cibo tipico del centro Italia (anche quest’anno a San Terenziano saranno presenti nuovamente, per un confronto tra alcune delle migliori della tradizione italiana, le porchette umbre, toscane, laziali, marchigiane e abruzzesi), questo piatto viene ormai prodotto e consumato praticamente ovunque. Dai mercati di Londra ai chioschi di New York, passando ovviamente per molte regioni italiane meno consuete per questo cibo come la Calabria, che infatti sarà presente con un suo stand a Porchettiamo 2013.
Dunque la porchetta alla base di tante varianti territoriali e di gusto, con altrettanti ingredienti nuovi che entrano nella produzione. Tradizione e innovazione, storia e fantasia contemporanea si fondono in questo squisito cibo di strada.
Che non sarà l’unico. Dopo il successo dello scorso anno, torna l’incontro con altri cibi di strada grazie all’iniziativa 'Porchettiamo & Friends'. A far visita alla porchetta, con possibilità di assaggi, saranno il Lampredotto fiorentino di Luca Cai, il Cicotto di Grutti (Perugia), il PesceStrada del Lago Trasimeno (Carpa regina in porchetta), Pane e Panelle di Trapani.
La porchetta, inoltre, si conferma tra i più efficaci 'cibi anticrisi'. È' infatti un piatto unico, un pasto genuino e con una bibita si può mangiare tranquillamente spendendo meno di 5 euro!
A far da 'contorno' ci saranno i vini rossi della Strada del Sagrantino, presso l’Enoteca del Sagrantino, e le birre artigianali italiane scelte da Fermento Birra, presso la Birroteca Artigianale.
E per chi ha problemi di celiachia ci sarà anche il panino con porchetta senza glutine (panino versione gluten free), in collaborazione con l’Associazione Italiana Celiachia dell’Umbria, perché la porchetta è davvero un cibo per tutti.
Sarà presente anche Slow Food, che attraverso la Condotta Valle Umbra organizzerà laboratori per la preparazione del Cicotto di Grutti (nuovo presidio Slow Food Umbria che consiste in una preparazione tradizionale a base di maiale, dal sapore unico ed estremamente aromatico, che si tramanda di padre in figlio da anni) e dei salumi fatti in casa (attraverso il recupero di alcune preziose capacità pratiche andate perdute negli ultimi decenni ma che padri, madri, nonni e nonne, hanno utilizzato per avere prodotti veramente genuini e a km 0).
Porchettiamo è quindi un percorso gastronomico che fa conoscere e assaggiare alle persone le migliori produzioni di porchette italiane, ma non solo.
Non mancheranno inoltre le attività collaterali: passeggiate alla scoperta dei sentieri nascosti del Comune di Gualdo Cattaneo e dei sui Castelli, musica, animazioni ed artisti di strada, mentre i bambini potranno divertirsi a decorare un salvadanaio-ricordo della giornata o a cavallo di pony.
Spazio pure al 'Borgo della Creatività', a cura dell’Istituto Italiano di Design, con installazioni dedicate al maiale ed estemporanee di pittura e disegno, una mostra sul tema del riciclo intitolata 'Del Maiale non si butta via niente' e una mostra fotografica.
Altre le novità di quest’anno, come ad esempio il contest fotografico per instagramer (#porchettiamo2013).
Durante Porchettiamo si svolgerà anche il Primo Raduno Camperisti Italiani, in collaborazione con l’Associazione Camper Club Foligno. I camperisti avranno diritto (con un costo di iscrizione di 15 euro) ad un cestino versione 'Pig-Nic”'contenente 4 panini degustazione con porchetta, un dolcetto tradizionale, una consumazione a scelta (birra artigianale, vino, succo di frutta, acqua), una shopper Porchettiamo e promozioni riservate.
Tutte queste iniziative saranno il filo conduttore di un soggiorno che, oltre il gusto, stimolerà la curiosità e non mancherà di regalare emozioni facendo scoprire l’arte, la cultura e il paesaggio del meraviglioso territorio umbro. Per questo motivo è nato anche il pacchetto turistico 'Porchettiamo in Umbria' (da 89 euro a persona), che comprende un pernottamento con trattamento b&b presso un agriturismo della zona, un cestino 'Pig-Nic', una passeggiata con guida alla scoperta del territorio e la bellissima shopper di Porchettiamo.
La formula è personalizzabile, attraverso l’iniziativa 'Scopri il territorio', così che possono essere richiesti ulteriori servizi quali l’ingresso al Complesso Museale di San Francesco a Montefalco, l’iscrizione al Laboratorio Slow Food 'I Salumi e i Formaggi' e una degustazione in una cantina della zona in collaborazione con la Strada del Sagrantino. Il tutto è stato realizzato con la collaborazione del consorzio UmbriaSi.
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Oggi gran parte delle vallate dell’Alto Adige/Südtirol si presenta come un unico grande frutteto di mele e pere. Tuttavia in alcune zone le distese di alberi sono interrotte da campi coltivati a grano, segale, mais, orzo, avena o farro: il ritorno all’agricoltura originale d’alta montagna, la riscoperta di antiche colture e la rivitalizzazione dell’antica cultura cerealicola.
Sono bastati 100 anni per ridurre la superficie di coltivazione di cereali da 30 mila ettari (nel 1900) a soli 243 ettari (nel 2000) in tutto l’Alto Adige. Dal 2011 grazie al progetto 'Regiograno' sotto l’egida del Tis Innovation Park Alto Adige/Südtirol in Val Pusteria, Val Venosta e Valle Isarco è stata attivata una rete di collaborazione che vede coinvolti produttori di sementi, agricoltori, mugnai e panificatori, con l’obiettivo di dare nuovi impulsi alla coltivazione dei cereali. Oggi su circa 71 ettari vengono raccolte ben 308 tonnellate di grano (268 t di segale e 48 t di spelta o farro grande), che vengono lavorate dal mulino di Merano per poi essere trasformate in gustosi pani tipici da parte di 40 panettieri locali.
L'Alta Val Venosta, per secoli già nota come il 'granaio del Tirolo storico', oggi è al centro di vari progetti di rinascita e rilancio della cerealicoltura. Il primo progetto è nato grazie all’associazione culturale 'arcus raetiae' e al Centro sperimentale Laimburg, che hanno censito tutte le varietà altoatesine di segale (58), trovando che ben 17 di queste varietà sono presenti in Val Venosta. Nel 2010 nasce il secondo progetto 'Granaio Val Venosta' che si propone di rilanciare il concetto dello storico granaio con una serie di iniziative che vanno dalla coltivazione alla lavorazione, allo stoccaggio, alla trasformazione fino alla vendita, non tralasciando la ricerca e la formazione.
Una curiosità: dove ci sono cereali, c’è whisky. Nasce così a Glorenza il primo ed unico produttore di whisky d’Italia, Puni, che trova la materia prima davanti alla porta della distilleria - malto d’orzo, frumento e segale.
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Giovane, single, residente in Lombardia. E’ l’identikit del maggior consumatore di gelato nel nostro Paese. Ma, in generale, gli italiani non rinunciano al piacere di gustare tutto l’anno coni, sorbetti e coppette.
In vista della Prima Giornata europea del gelato artigianale, istituita dal Parlamento di Strasburgo e organizzata il 24 marzo in 12 Paesi Ue, Confartigianato e CNA hanno analizzato produzione e consumi di gelato in Italia: e così si scopre che nel 2012 la spesa annua delle famiglie si è attestata a 2.026 milioni di euro, con una crescita dell’1% rispetto all’anno precedente. Per soddisfare la richiesta aumenta anche il numero delle gelaterie artigiane: nel 2012 i punti vendita dei gelati artigiani (che comprendono le gelaterie e altri esercizi che distribuiscono gelato come pasticcerie, bar, ristoranti) sono 38.892 con 90.565 addetti e dal 2011 sono cresciuti del 2%.
La rilevazione di Confartigianato e CNA mostra che sono i giovani adulti i maggiori consumatori di gelato. Il primato di spesa pro capite, pari a 67 euro all’anno, appartiene infatti ai single con meno di 35 anni. Seguono le giovani coppie senza figli (43 euro pro capite l’anno), mentre le coppie con 1 figlio spendono 33 euro pro capite l’anno. In particolare, il record della spesa appartiene al Nord Ovest e al Nord Est, con una media di 91 euro l’anno per famiglia. Nelle regioni del Centro si spendono 78 euro l’anno, nel Sud 67 euro e nelle Isole 64 euro.
A livello regionale, è la Lombardia a vantare il maggior numero di punti vendita di gelato artigiano (5.882, pari al 15,6% del totale) e a detenere il record dei consumi (392 milioni di euro l’anno, equivalente al 19,4% del totale nazionale).
Dopo i lombardi, i più golosi sono gli abitanti del Veneto e del Lazio. In ciascuna di queste due regioni si spendono in gelati 184 milioni di euro, pari al 9,1% del totale. Seguono a breve distanza il Piemonte (183 milioni la spesa annua in gelati, pari al 9% del totale), l’Emilia Romagna (179 milioni, pari all’8,8% della spesa nazionale) e la Campania con 141 milioni pari al 7% della spesa totale in gelati.
Duello tra Roma e Milano per il primato provinciale della maggiore spesa annua delle famiglie in gelati: nella Capitale si attesta a 134,6 milioni, mentre il capoluogo lombardo segue a breve distanza con 133,9 milioni di euro. Conquista il terzo posto la provincia di Torino (95,7 milioni), seguita da Napoli (72,4 milioni), Brescia (48 milioni), Bologna (43 milioni), Bergamo (41,2 milioni), Genova (39,7 milioni).
Sono circa 600 i gusti di gelato che si possono degustare ma, nonostante un’offerta quasi illimitata, i preferiti continuano a essere i classici: cioccolato (27%), nocciola (20%), limone (13%), fragola (12%), crema (10%), stracciatella (9%) e pistacchio (8%), secondo un sondaggio condotto recentemente da Eurisko. La varietà dei gusti e la capacità creativa di artigiani e aziende sono fondamentali per il successo del gelato.
Se dai consumi ci si sposta alla produzione, la classifica delle regioni con il maggior numero di gelaterie artigiane vede al secondo posto, dopo la Lombardia, il Lazio (3.768 imprese, pari al 10%), seguita da Campania (3.448 imprese pari al 9,1%), Veneto (3.225 imprese, pari all’8,5%), Emilia Romagna (3.047 imprese pari all’8,1%) e Piemonte (2.902 imprese, pari al 7,7%). Nell’ultimo anno, le gelaterie sono aumentate soprattutto in Abruzzo (+4,4%), Puglia (+3,8%) e Sardegna (+3,2%).
A livello di macro area il maggior numero di gelaterie artigiane è presente nel Mezzogiorno (12.072 imprese, pari al 31,9% del totale) e nel Nord Ovest (10.305 imprese, pari al 27,3%). Seguono il Nord Est con 7.784 imprese - pari al 20,6% del totale, e il Centro con 7.625 imprese pari al 20,2% del totale.
In Italia l’incidenza delle gelaterie artigiane sulla popolazione è pari a 62 aziende ogni 100.000 abitanti. L’incidenza è più alta al Nord Est (67 gelaterie ogni 100.000 abitanti). Seguono Nord Ovest e Centro (66 gelaterie ogni 100.000 abitanti). Nel Mezzogiorno, invece, questo indicatore scende a 58 gelaterie ogni 100.000 abitanti. Le regioni con il più alto rapporto tra gelaterie ed abitanti sono la Liguria con 88 gelaterie ogni 100.000 abitanti, seguita da Valle d’Aosta e Sardegna, entrambe con 79 gelaterie ogni 100.000 abitanti, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia, entrambe con 69 gelaterie ogni 100.000 abitanti. La maggiore incidenza di gelaterie sulla popolazione in queste regioni è in parte determinata da una significativa quota di consumi da parte dei turisti.
Importante, inoltre, il valore del gelato artigianale anche per l’industria agroalimentare: nel 2012 sono state acquistate 220.000 tonnellate di latte, 64.000 di zuccheri, 21.000 di frutta fresca e 29.000 di materie prime per creme e paste.
“L’aumento del numero di gelaterie artigiane conferma che gli italiani continuano a preferire la qualità e la genuinità del nostro prodotto. Non esiste limite alla fantasia dei gelatieri artigiani. Ma, al di là delle miscele più o meno fantasiose - sottolineano i Gelatieri di Confartigianato e di CNA - rimane una certezza: quella del gelato artigiano è una ricetta semplice e genuina: soltanto latte, uova, zucchero e frutta. Rigorosamente freschi, senza conservanti ed additivi artificiali, e lavorati secondo le tecniche tradizionali senza insufflazione d’aria. Inoltre, i gelatieri artigiani sono sempre più attenti a soddisfare particolari esigenze dietetiche o legate a intolleranze alimentari della clientela”.
Il gelato artigianale rappresenta insomma uno dei simboli del food made in Italy la cui produzione merita di essere sostenuta e valorizzata. E proprio per tutelare e promuovere la lavorazione rigorosamente artigianale del gelato e garantire la genuinità di un prodotto simbolo della cultura alimentare italiana nel mondo, i Gelatieri di Confartigianato e di CNA sottolineano la necessità di un’adeguata qualificazione professionale per gli operatori del settore.
Secondo le due Organizzazioni, le produzioni di generi alimentari devono essere realizzate in piena conformità alle norme di igiene, sicurezza e qualità degli alimenti in funzione della tutela del consumatore ed è, pertanto, assolutamente necessario garantire una professionalità adeguata ed un piena conoscenza delle complesse tecniche produttive e delle metodologie di autocontrollo del ciclo di produzione.
In tal senso, il sistema di qualificazione professionale indicato dai Gelatieri di Confartigianato e CNA deve garantire il raggiungimento di alcuni obiettivi inderogabili quali: rispetto delle norme igieniche e quindi tutela della salute del consumatore; elevazione degli standards qualitativi dei prodotti trasformati; mantenimento delle tecniche di produzione/trasformazione anche tramandate nel tempo; valorizzazione e sviluppo del patrimonio gastronomico; valorizzazione della professionalità degli operatori; creatività ed innovazione dell’offerta verso il consumatore; salvaguardia della immagine acquisita e consolidata della produzione alimentare italiana nel mondo.
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Franciacorta in festa dal 31 maggio al 2 giugno per Franciacortando 2013, ovvero un percorso alla scoperta dei sapori, dei saperi e della cultura di questa terra, fra le più pregiate zone vinicole italiane. 'Franciacortando' è un evento animato da una miriade di incontri, che avranno come filo conduttore il tema della Strada. Al pubblico verrà offerto un percorso che, partendo dalla piazza virtuale del web, si svilupperà dal venerdì alla domenica attraverso la Franciacorta, offrendo la possibilità di avvicinarsi alla cultura, all’arte ed al gusto attraverso esperienze dirette che coinvolgono artisti, associazioni, enti e circoli culturali. Momenti di aggregazione e di coinvolgimento in cui si intende sottolineare l’importanza dell’essere in cammino, la necessità dell’esserci per partecipare, della voglia di condividere che si trasforma poi in ricchezza per tutti.
La Strada della Franciacorta è nata nel 2000, fra le prime in Italia, dalla sinergia tra operatori privati (aziende vinicole, trattorie, aziende agrituristiche, campeggi) ed enti pubblici e privati (Comuni, associazioni per la promozione del territorio); la Strada del Franciacorta è infatti un percorso di 80 km che ha lo scopo di promuovere e sviluppare le potenzialità turistiche, in particolar modo legate al turismo enogastronomico, della Franciacorta.
L’Associazione Strada del Franciacorta si propone come punto di riferimento per turisti individuali, gruppi e operatori, garantendo loro un supporto tecnico-organizzativo per ricevere informazioni e servizi, costruire itinerari e scoprire più da vicino le svariate opportunità che questa terra da sempre incline alla viticoltura, situata tra il lago d’Iseo e la città d’arte di Brescia, può offrire. Attualmente Franciacorta comprende i territori di 19 Comuni della provincia di Brescia. Il nome Franciacorta riporta alla sua storia lontana legata alle Corti Franche e a quando, dopo l’arrivo dei monaci cluniacensi, il territorio godette di libero scambio nel commercio (curtes francae). La sua storia recente è legata allo straordinario Franciacorta, ottenuto dai vigneti distribuiti sulle colline, tra torri medievali e antichi palazzi cinquecenteschi castelli e piccoli borghi, espressione di un territorio dedito alla viticoltura da tempo immemorabile. Diversi sono gli itinerari storico-artistici che si possono organizzare in questa zona ricca di storia, uno di questi ha come punto di partenza l’ Abbazia di San Nicola a Rodengo Saiano, fondata nel sec. X da Ottone da Cluny e retta dai monaci olivetani dal 1446, dove si possono osservare importanti opere d’arte, tra cui affreschi, tarsie e dipinti. Dirigendosi verso l’interno della Franciacorta si costeggiano le imponenti mura medievali del Castello di Passirano, per giungere al Castello di Bornato, dove è possibile una visita alla villa rinascimentale costruita all’interno delle sue mura, al giardino e alla cantina. Per chi ama degustare del buon vino, la zona offre un vasto panorama di cantine aperte. L’ora del pranzo è da trascorrere rigorosamente in uno dei vari agriturismi della zona, per assaggiare le varie specialità culinarie che la Franciacorta offre. Il pomeriggio prevede la possibilità di due diversi percorsi di visita: il primo porta al Monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’Iseo, di origini assai antiche, donato nel 1086 ai monaci cluniacensi, ai quali si deve la ricostruzione nelle attuali forme (sec. XII).
Una visita all’interno della sua chiesetta permette di ammirare affreschi del secolo XV. Da qui si può accedere alla riserva naturale delle Torbiere, concedendosi una passeggiata tra una vasta ed affascinante vegetazione con la possibilità di scorgere varie specie faunistiche. In seguito si raggiunge Iseo dove si trova il Castello Oldofredi e la Pieve di Sant’Andrea, ricostruita nel sec. XII in forme evidentemente lombarde. Infine, attraversando Clusane e Paratico, i cui resti del castello si intravedono dalla strada, si arriva a Capriolo dove è possibile visitare il Museo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro, oppure fare una camminata nel borgo medievale che dal centro del paese porta alla cima della collinetta, dove svetta l’antico castello, oggi convento di suore.
Il secondo percorso prevede una tappa al Convento dell’Annunciata di Rovato, la cui costruzione risale al secolo XV, dove è possibile ammirare affreschi del XV - XVI all’interno della chiesa. Ci si dirige poi verso Erbusco, in prossimità del quale domina Villa Lechi, edificata a cavallo tra i sec. XVI e XVII con gusto vagamente palladiano. Qui è d’obbligo una visita alla Pieve di Santa Maria, riedificata nel XIII secolo in stile romanico - gotico, della quale si ammirano l’architettura e gli affreschi conservati all’interno. Nei dintorni, i resti del castello e del borgo medievale. Si arriva poi ad Adro dove si trova l’antica Pieve di Santa Maria in Favento e il Santuario della Madonna della Neve, sorto nel luogo di una chiesetta che ricordava la miracolosa apparizione della Madonna ad un sordomuto. Superando il paese, uno sguardo a Palazzo Bargnani Dandolo (XVIII secolo), per giungere infine a Capriolo, concludendo come nel precedente percorso.
Antonio Vanzillotta
Info: Associazione Strada del Franciacorta
tel. 030 7760870,
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Dal 16 al 19 maggio torneranno protagonisti i Luoghi dell’Acqua di Umbria Water Festival che spalanca i battenti per una seconda edizione tutta da vivere.
Ideato dall’Associazione Culturale Mentelocale, con il supporto di un apposito Comitato Promotore presieduto dalla Provincia di Terni e costituito da Regione Umbria, Provincia di Perugia e dalle Camere di Commercio di Terni e Perugia, Umbria Water Festival, permetterà di godere di quattro giorni interamente dedicati alla preziosa risorsa del Cuore Verde d’Italia.
L’Umbria ha da sempre un profondo legame con l’acqua e vanta la presenza di numerosi luoghi di eccellenza come le Cascate delle Marmore, il Lago Trasimeno, le Fonti del Clitunno, i fiumi Tevere e Nera, gli antichi acquedotti, le aree termali e le sorgenti di acqua minerale.
Proprio i Luoghi dell’Acqua saranno i protagonisti naturali della miriade di iniziative rivolte al grande pubblico ed ideate ad hoc per la kermesse. Il Festival riconferma dunque per la sua seconda edizione il format di evento diffuso sull’intero territorio regionale grazie alla realizzazione di attività d’ogni genere strutturate in otto diverse aree tematiche - didattica, esposizioni, spazio incontri, sport, escursioni, spettacoli, gastronomia e benessere.
Ben sette le aree geografiche della Regione Umbria che saranno coinvolte con speciali programmazioni rivolte a valorizzare la natura, gli ecosistemi acquatici, l’antica tradizione delle sorgenti e l’azzurro dei corsi d’acqua.
A partire dall’area dell’Alto Tevere si susseguiranno escursioni guidate ed esplorazioni nel Parco del Monte Cucco, accompagnate da avventurose discese in canoa lungo il corso del fiume.
Seguirà il coinvolgimento dell’area perugina che sarà protagonista con divertenti iniziative ludico didattiche, grazie alle attività del POST - Perugia Officina della Scienza e della Tecnologia e dell’UN-WWAP - Programma delle Nazioni Unite per la Valutazione delle Risorse Idriche Mondiali.
Immancabili le proposte dell’area del Lago Trasimeno, dove si susseguiranno appuntamenti dedicati a sport acquatici per tutti i gusti: gli appassionati potranno partecipare a lezioni di kitesurf e barca a vela o prendere parte alle iniziative di Pesca-Turismo, in compagnia di esperti pescatori della zona; non mancheranno emozionanti passeggiate a cavallo e attività dedicate al piccolo pubblico grazie alle iniziative del Museo della Pesca di San Feliciano. Protagonista sarà anche l’area spoletino-folignate per una full immersion tra storiche sorgenti e fonti d’acqua: dalle Fonti del Clitunno, alla Sorgente di Bagnara, fino all’acquedotto medievale di Trevi.
Il centro nevralgico degli appassionati di sport ed escursionismo sarà l’area della Valnerina con spericolate discese di rafting e canyoning, mentre tour e passeggiate naturalistiche saranno di scena alla Cascata delle Marmore e presso il Lago di Piediluco. L’intera area ternana vedrà inoltre susseguirsi concerti, spettacoli e animazioni, convegni e suggestive esposizioni.
Non mancheranno le eccellenze eno&idro gastronomiche che accompagneranno le iniziative dell’area dell’orvietano e dintorni, con visite guidate e degustazioni lungo i corsi d’acqua.
Infine gli amanti del benessere potranno rilassarsi con speciali pacquetti proposti dalle strutture ricettive e centri spa della regione.
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Dal 15 al 17 maggio si svolgerà ad Ancona la 2ª edizione della Selezione Internazionale Vini da Pesce, l’unico concorso collegato alla gastronomia marinara tra quelli che godono dell’approvazione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Promossa da Camera di Commercio di Ancona, con il coordinamento della sua azienda speciale Marchet, la Selezione è organizzata dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e gode del patrocinio della Regione Marche.
Con lo slogan “il concorso più ambito dai vini bianchi, rosati e spumanti”, la “competizione” si proietta sullo scenario internazionale con l’intento di favorire il confronto in un mercato che parla globale, ma che premia sempre più le territorialità e le identità locali.
Saranno dieci le categorie in gara per la conquista dell’ambito titolo di “compagno ideale” dei piatti a base di pesce: non solo bianchi, ma anche rosati e “bollicine”!
Ben cinque le commissioni di valutazione, composte da enologi e giornalisti provenienti da diversi Paesi. La giuria internazionale si insedierà il 15 maggio prossimo, in uno dei più suggestivi angoli del litorale adriatico, la Riviera del Cònero. Qui, in questo incantevole buen retiro, nel corso di tre giorni i giurati esamineranno centinaia di etichette, con il qualificato supporto dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani.
I campioni in gara che conseguiranno un punteggio pari o superiore ad 80 centesimi, secondo il metodo di valutazione dell’Union Internationale des Oenologues, riceveranno il Diploma di merito, mentre i primi tre classificati in ciascuna categoria di appartenenza si aggiudicheranno, rispettivamente, la medaglia d’oro, d’argento e di bronzo. Il premio speciale “Calice Dorico” sarà invece assegnato all’azienda che raggiungerà il miglior risultato in assoluto.
La scadenza per la presentazione dei campioni è il 6 maggio 2013. Durante le fasi di selezione il servizio in sala sarà assicurato dai professionisti dell’AIS-Associazione Italiana Sommeliers.
Indiscussi i risvolti d’immagine che la nuova veste internazionale della Selezione offrirà ai produttori dei vini vincitori, grazie anche all’adozione di una strategia della comunicazione capace di garantire notevole visibilità, in Italia e all’estero. La cerimonia di premiazione, in particolare, è programmata ad Ancona per il 22 giugno e sarà ambientata in un luogo simbolo, la Marina Dorica, dove le etichette vincitrici “sfileranno” al centro di un altro straordinario evento di respiro internazionale: il Campionato del mondo di vela d’altura.
Questa originale “disfida” tra i migliori vini da pesce sarà ospitata da una regione, le Marche, emblematica per il tema del concorso: una terra disegnata da un’ondulata distesa di dolci colline, dove una trama di vigneti che danno origine a grandi vini. Primo fra tutti il celeberrimo Verdicchio che, come ben sanno i gourmet di mezzo mondo, con il pesce realizza un’intesa veramente perfetta!
Inoltre, in concomitanza con la Selezione, l’Assessorato alla pesca della Regione Marche proporrà momenti di degustazione e promozionali inseriti nell’ambito della campagna dedicata al pesce fresco marchigiano che, poi, si snoderà durante tutta la stagione estiva.
INFO:
tel.: 0731 214827; fax: 0731 225727
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“Meno scartoffie nei campi”: ecco in sintesi, la priorità per l’agricoltura italiana che il futuro Premier alla guida del Paese dovrebbe mettere al primo posto nella propria agenda di governo. A dirlo, il risultato dell’“Agri-poll”, l’iniziativa lanciata dalle Città del Vino che hanno chiamato alle 'urne' agricoltori, vignerons, amministratori locali, tutti coloro che operano, a diversi livelli, nel settore agricolo e vitivinicolo, e, soprattutto i cittadini, per votare quale tra 10 idee candidate fosse la n.1 tra le priorità per un settore importante come la nostra agricoltura. E se al primo posto c’è la semplificazione burocratica, subito dopo, ci sono la tutela del paesaggio ed il rilancio della proposta di legge sul consumo del suolo agricolo e, a pari merito, la promozione dei distretti enogastronomici e l’accesso al credito più facile per le aziende agricole. “Una priorità importante - spiega Pietro Iadanza, presidente delle Città del Vino - quella emersa da questo “Agri-poll”, fortemente voluto dalle Città del Vino per spronare i candidati a governare il Paese, e che ha messo in evidenza uno degli argomenti che più affligge in questo momento le aziende agricole, già in grande sofferenza a causa del perdurare della crisi. Ci auguriamo che questa iniziativa serva a stimolare il dibattito politico su un settore importante per il Paese come la nostra agricoltura”. Ecco allora la classifica delle 10 priorità per il settore secondo gli attori della sua filiera e non solo: al primo posto, la promozione della semplificazione sburocratizzando la gestione delle imprese agricole, segue la tutela del paesaggio, delle colture storiche, dei saperi e il rilancio della proposta di legge sullo stop al consumo del suolo agricolo. A seguire, ci sono la promozione dei distretti enogastronomici, il rilancio delle Strade del Vino e dei Sapori e lo sviluppo dell’offerta turistica dei territori, l’inserimento nei programmi scolastici dell’educazione alimentare e al bere consapevole ed il finanziamento della ricerca, della cultura e della formazione. Subito dopo, la salvaguardia dei piccoli Comuni rurali e la valorizzazione del loro ruolo di presidio territoriale e democratico. E ancora, favorire lo sviluppo di attività imprenditoriali legate alla Green Economy e alla sostenibilità ambientale, tutelare l’agricoltura attraverso la filiera corta, la tracciabilità, la biodiversità, il no agli Ogm, la lotta alla contraffazione e all’italian sounding. Infine, attrezzare le aree rurali di infrastrutture web di area per incentivarne conoscenza e sviluppo.
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l Caseificio Pennar di Asiago e l’Università degli Studi di Padova danno vita alla produzione 'Green Grass', “filiera verde” interamente certificata.
Al foraggio basta aggiungere una M perché diventi “formaggio”. Lo sanno bene sull’Altopiano dei 7 Comuni, territorio di pascoli e prati-pascoli fra i più grandi d’Europa. Qui, un’ottantina di allevatori associati nel caseificio cooperativo “Pennar”, hanno deciso di sottostare volontariamente ad un disciplinare molto rigoroso di alimentazione del bestiame.
Le ricerche condotte dall’Università di Padova sui prodotti del caseificio di montagna hanno dimostrato che nutrire le vacche con il “verde”, quindi secondo la tradizione, dà formaggi che contengono meno colesterolo e sono inoltre ricchi di CLA (Coniugati dell’Acido Linoleico). Si tratta di un gruppo di acidi grassi che si forma a seguito dell’intensa attività metabolica che si svolge nel rumine della lattifera. Il latte e i suoi derivati sono, pertanto, la principale fonte alimentare di CLA per l’uomo. Questi composti hanno evidenziato interessanti proprietà, fra le quali un’azione stimolante il sistema immunitario, nonché la riduzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Oltre ai CLA, nell’Asiago DOP di montagna vi sono anche quantità maggiori di vitamine liposolubili fra le quali il retinolo e, soprattutto, la vitamina E, una preziosa sostanza ad azione antiossidante. Inoltre, la dieta della lattifera a prevalenza di foraggio verde determina una sensibile variazione del profilo lipidico del latte, prima e del formaggio, poi. Si osserva la riduzione degli acidi grassi saturi, l’aumento dei monoinsaturi mentre i polinsaturi vedono la riduzione degli omega-6 e l’aumento degli omega-3, con indubbi vantaggi di ordine nutrizionale.
Si gioca quindi tutta sull’alimentazione bovina la partita del formaggio a “Filiera verde”: gli allevatori dello storico caseificio di Asiago hanno da tempo detto addio agli insilati di mais e i risultati si vedono. “Scegliendo di alimentare le vacche dell’Altopiano solo con erba liberamente pascolata o con fieno, in gran parte autoprodotto in azienda, riusciamo ad ottenere un latte che conferisce ai nostri formaggi caratteristiche uniche, introvabili nei prodotti industriali”, spiega Fiorenzo Rigoni, direttore del Caseificio Pennar.
Sono quindi molti i punti a favore dei prodotti dell’allevamento tradizionale, una tecnica che sull’Altopiano di Asiago non è stata mai abbandonata: negli oltre 800 kmq del comprensorio, il terreno non è oggetto di trattamenti agroindustriali; la concimazione è naturale e non vengono impiegati fitosanitari, poiché non necessari alla vegetazione spontanea, selezionata solo da secoli di storia e di pratiche colturali.
Il progetto “Green Grass Dairy” è stato realizzato con il contributo del Piano di Sviluppo Rurale 2007/13.
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Una kermesse del palato con grande affluenza di pubblico ma, soprattutto, l’evento di Identità Golose 2013, a Milano, ha visto ancora una volta sfilare il top della gastronomia. Eccellenze da gustare e chef impegnatissimi a dimostrare che la cucina è un’arte ricca di passione, di lavoro e di creatività. Alaska Seafood ha partecipato anche quest’anno alle tre giornate più golose dell’anno allestendo per l’occasione uno stand da gustare anche con gli occhi. Splendidi esemplari di Salmone selvaggio, Carbonaro, Granchio reale, Ikura ecc. hanno attirato l’attenzione di chef, stampa e visitatori dimostrando di meritare l’appellativo di “gioielli del Pacifico”. Naturalmente, più che graditi gli assaggi: bocconcini di salmone selvaggio affumicato che si scioglievano in bocca, sfiziosissimi crostini all’ikura (uova di salmone) e, novità dell’anno, un particolarissimo e straordinario salmone selvaggio marinato, una specialità che ha riscosso molto successo. Il tutto, mentre su uno schermo, passavano le suggestive immagini dell’Alaska e della pesca che, in quello Stato, è regolamentata in modo severo, tanto da garantire la massima qualità del suo pescato. I pesci dell’Alaska sono nel menù dei più famosi ristoranti nel mondo. Quest’anno, in occasione di Identità Golose, uno dei più importanti maestri della cucina, il bistellato Claudio Sadler, ha appositamente creato nel suo ristorante milanese un menù dedicato all’Alaska che sarà servito per due settimane, fino al 23 febbraio.
Per chi vuole saperne di più, visitare il sito
www.alaskaseafood.it
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Anche la Puglia avrà così la sua denominazione di origine protetta per il Fiano, il celebre vitigno che sembra sia stato introdotto in Puglia dagli angioini nel XII secolo.
"Questa è una data importante per il nostro settore vitivinicolo, poiché parte un ulteriore progetto improntato alla qualità intorno ad uno dei vitigni storici e più antichi della Puglia - dichiara Dario Stefàno, Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari - rafforzando così il disegno regionale di aggregazione delle Doc Pugliesi, che abbiamo avviato con l’obiettivo di ridurne il numero, raggruppandole attraverso poche DOC ombrello intorno ai vitigni autoctoni pugliesi. Non ci appassiona, infatti, tanto il discorso dei numeri, appuntarci “un’altra medaglia al petto” e quindi avere una DOC in più. Quello che più ci ha convinto nell’intraprendere questo impegno è il fatto di legare ad un elemento fortemente identitario della Puglia, del nostro terroir, della nostra storia produttiva e culturale, com’è il Fiano, un disciplinare di produzione di alta qualità".
Fra i protagonisti di questo importante percorso c'è il Movimento Turismo del Vino Puglia, promotore della costituzione del Comitato che avrà il compito, in partnership con Assoenologi di Puglia, Basilicata e Calabria, di introdurre presso il Ministero delle Politiche Agricole, la domanda per il riconoscimento.
"La volontà del comitato - spiega il Presidente, Giuseppe Palumbo - è quella di riscoprire e valorizzare la storia di una produzione da circa un secolo riconosciuta come campana ma che, da sempre, affonda le sue radici in Puglia. La regione che in antichità faceva parte della Enotria, la terra del vino. L'avvio delle pratiche per questo riconoscimento è dettata dalla necessità di produttori, Regione Puglia e "attivisti del vino" pugliese, Movimento Turismo del Vino Puglia in primis, a riappropriarsi di questo vitigno, garantendogli il giusto spazio anche a livello formale. Insieme a Negromaro, Nero di Troia e Primitivo, ha tutte le carte in regola per diventare traino della produzione vinicola d'eccellenza pugliese".
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Molto “green”, sempre più 2.0, di tendenza, ma ancora di nicchia: la qualità dell’ambiente è il primo fattore di appeal (23%), dove il wine & food deve ancora migliorare, fermo al quarto posto. Il web la fa da padrone, sia come strumento per la promozione del territorio con i Comuni sempre più on line (88,3%), sia per la pianificazione del viaggio, primo canale utilizzato dai turisti per raggiungere la meta (89,2%). Riesce a resistere ai mutamenti dell’economia, ma che ha comunque bisogno di una strategia nazionale, dove c’è ancora molto da scoprire e da organizzare con l’85% dei sindaci ed il 61% degli operatori che ritengono ancora espandibile l’offerta di nuove destinazioni. Destinato a rimanere un prodotto di tendenza per il 70,8% degli amministratori e per l’80% degli operatori, ancora di nicchia secondo il 65% dei primi cittadini e l’81,5% degli addetti ai lavori, con la maggioranza degli enoturisti che sono specialisti, ma si va anche verso un target più curioso e “modaiolo”. Ecco la fotografia del turismo enogastronomico in Italia, scattata dal Rapporto Annuale n. 11 “Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia”, promosso dalle Città del Vino e realizzato dal Censis Servizi, presentato oggi alla “Bit-Borsa Internazionale del Turismo 2013” a Fiera Milano-Rho, in collaborazione con la Regione Piemonte (scaricabile:
www.terredelvino.net). Il territorio a più alta vocazione enogastronomica d’Italia? È Cuneo, grazie alla presenza di produttori al top nella produzione di vini di qualità e alta ristorazione, seguito da Verona e da Siena.
Cool, glamour, trendy, sempre più a portata di click e in “buona salute” con un futuro all’insegna dell’ottimismo e un mix di offerta tra prodotti e servizi equilibrato, ma con grandi spazi da conquistare. Il mercato del turismo enogastronomico non ha raggiunto la maturità, e, per questo, in controtendenza sull’andamento generale del turismo, che resiste alla crisi, con un ritmo di crescita del +12% l’anno, tra il 2011 e il 2012. Tra i suoi “fan” diminuiscono i turisti italiani, ma a sopperire a questo calo ci pensano gli stranieri, in linea con il trend generale del turismo nel Belpaese: il 53% delle famiglie italiane ha ridotto le vacanze ed i soggiorni brevi (dati Nielsen) e tra il 2009 e il 2011 si è ridotto del 27% il numero dei viaggi e del 21% il numero delle notti trascorse fuori casa dagli italiani (dati Istat), ma i pernottamenti dei turisti stranieri in Italia crescono del 3,4% nel 2012 nel periodo da gennaio a ottobre (dati Banca d’Italia).
Un turismo, quello enogastronomico, capace di adattarsi ai grandi cambiamenti, riuscendo meglio di altri, a proporre offerte adeguate ai mutamenti dell’economia, per il 57,2% degli amministratori locali. Più scettici, invece, gli operatori, per il 56,9% dei quali l’enoturismo risente dei grandi cambiamenti. “Per questo - sottolinea il presidente delle Città del Vino, Pietro Iadanza - nonostante le performance positive del settore con la crisi non si può abbassare la guardia, e bisognerà verificare per quanto tempo ancora, senza alcuna strategia nazionale condivisa, nonostante quanto fatto negli anni dalle Città del Vino e dalle Strade del Vino e dei Sapori come “reti” per la sua valorizzazione in Italia, il turismo enogastronomico possa continuare ad andare controcorrente ed essere ancora un prodotto di tendenza. Un tema su cui ci auguriamo il nuovo Governo ponga l’attenzione necessaria”. Considerando anche che il wine & food non è la principale motivazione per mettersi in viaggio: al primo posto c’è l’ambiente (23%), seguito da arte e cultura (19%), sagre ed eventi (19%), poi l’enogastronomia (17%), il vino (13%), ed altro (9%).
E, allora, come fare per intercettare ancora più turisti? Prima di tutto, potenziando i mezzi di comunicazione, primo fra tutti il web, primo canale utilizzato dai turisti per raggiungere la meta (89,2%) - seguito da passaparola (76,9%), guide specializzate (44,6%), Strade del Vino (24,6%), agenzie (23,1%), riviste di settore (16,9%), aziende di promozione turistica (18,3%), altro (9,2%) - sempre più fondamentale per presentarsi e farsi conoscere come sembrano finalmente aver compreso i Comuni, visto che la web page istituzionale è il più diffuso tra gli strumenti attivati dai territori per la promozione (88,3%). Ma, dal punto di vista della promozione territoriale, le amministrazioni locali utilizzano anche il punto di informazioni turistiche (55,9%), l’addetto stampa interno (31,5%), i social network (26,1%), internet point comunali (25,2%), l’addetto stampa esterno (22,5%), il sito internet della Strada del Vino (16,2%), e, infine le app “info” per smartphone (12,6%).
Ma tra gli strumenti che possono favorire l’ulteriore sviluppo del turismo c’è n’è anche un altro, più volte dibattuto: la tassa di soggiorno, la cui applicazione è ad oggi limitata, l’84% dei Comuni non la applica, nel 14% dei casi è già in vigore e il 2% la introdurrà un futuro, ma che, se ben comunicata, può essere un’importante fonte alternativa di risorse da investire sul territorio per i Comuni. Dalla classifica stilata dal Censis delle prime 20 province italiane al top per vocazione enogastronomica, emerge la corsa del Meridione: al n. 1 c’è Cuneo, seguito da Verona e da Siena, e alla posizione n. 8 Salerno.
Fonte: Città del Vino e Censis Servizi
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Se il verbo di Bayer CropScience non è strettamente ed esclusivamente connesso all’assistenza tecnica ed alla fornitura di prodotti per la difesa delle colture - nella fattispecie delle insalate - tra chi l’ha recepito ed applicato c’è la Ortomad di Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno. La società del Gruppo “La Linea Verde”, nata nel 1998, riveste un ruolo di rilievo nella produzione e nella commercializzazione, 12 mesi all’anno, di prodotti ortofrutticoli di alta qualità di IV gamma (60% del totale) e di I gamma, il 30% dei quali viene venduto sfuso ed il 10% confezionato. La Ortomad opera su due siti produttivi ed una piattaforma logistica situati nel sud Italia, gestisce 400 ettari coperti (di cui 100 di proprietà) dedicati alla coltivazione delle insalatine da taglio e più di 200 ettari investiti a pieno campo per la produzione delle piante adulte. Dagli stabilimenti produttivi e dalle superfici di coltivazione, escono ogni anno oltre 10 mila tonnellate di insalate sfuse e confezionate per essere consumate sulle tavole di 18 Paesi europei, con un fatturato, nel 2012, di 20 milioni di euro. La produzione ha il suo caposaldo in un rigido disciplinare che accompagna l’intero ciclo, a partire dalla produzione in campo, fino al conferimento ed all’accettazione delle materie prime, con sistematica assistenza e controlli lungo la filiera produttiva, nel rispetto dell’applicazione di un sistema di gestione qualità certificato.
L’azienda ha infatti selezionato sul territorio fornitori di filiera che seguono le disposizioni dei disciplinari di produzione in cui sono previste pratiche agronomiche e tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale. Nel continuo processo d’innovazione, oltre alla sinergia con Bayer CropScience, Ortomad non ha certo lesinato investimenti nell’adattamento su misura delle macchine utilizzate per la preparazione del terreno, per la semina, per la crescita ed infine per la raccolta delle varie tipologie di insalate. Una volta giunto nei capannoni refrigerati, il prodotto di I e IV gamma viene attentamente valutato prima di essere dirottato verso le diverse linee di lavorazione, al termine delle quali esce il prodotto finito di IV gamma, imbustato o in vaschette o quello di I gamma, pronti per essere consegnato ai clienti in Italia e all’estero. Con particolare attenzione a due elementi chiave: l’organizzazione della rete logistica per la consegna del prodotto entro pochi giorni dalla raccolta; rigida osservanza della catena del freddo, con temperature adeguate a tutte le fasi del processo, dal campo al cliente, cui viene richiesta, quale ultimo anello della catena, la stessa pignoleria in termini di mantenimento di temperature costanti, fino al momento del consumo in tavola delle insalate. (st)
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Da “Cenerentola” a “principessa”. La magica trasformazione è quella di un alimento, le insalate, da sempre considerate povero, ma che negli ultimi anni ha saputo conquistare nuovi spazi nell’alimentazione quotidiana, fino a conquistare i consumatori più evoluti. Una galassia, quella delle insalate, sulla quale si è concentrata l’attenzione, in occasione di AgroSud (foto) - la fiera biennale la dedicata alle tecnologie ed innovazioni applicate al settore agricolo e zootecnico, svoltasi a Napoli nei primi giorni di marzo - nell’ambito della quale è stato presentato il volume “Le insalate”, il 14° della collana “Coltura &Cultura”, promossa da Bayer CropScience, per far conoscere e valorizzare le grandi colture italiane. Uno sforzo editoriale che ha messo insieme i contributi di 67 fra i maggiori esperti delle insalate nel nostro Paese che hanno fotografato, da diverse angolazioni, ogni aspetto di questa coltura: dalla botanica alla coltivazione, dal valore nutrizionale all’utilizzazione e ai mercati, con incursioni nella storia, nei paesaggi, nell’arte, nella ricette e nella la percezione dei consumatori. “Il gruppo Bayer – rileva nella prefazione Karina Von Detten, “ad” di Bayer CropScience, - ha orientato il proprio impegno verso la ricerca di un preciso e chiaro obiettivo: lavorare per creare, attraverso l’innovazione e lo sviluppo, una condizione ottimale per una vita sociale migliore”. In linea con questi principi, Bayer CropScience ha reso possibile la realizzazione della collana “Coltura & Cultura”, che nei 14 volumi ha raccolto il contributo di oltre 600 esperti tra grandi nomi della ricerca,
della comunicazione, della filiera. “Il primo scopo –aggiunge – è quello di far conoscere i valori della produzione agro alimentare italiana, della sua storia e degli stretti legami con il territorio, per contribuire a colmare la faglia che esiste tra il mondo dei consumatori che talora non conoscono quello che mangiano e la necessità dei produttori di far conoscere quello che producono”. L’investimento in innovazione e sostenibilità per l’agricoltura italiana di Bayer CropScience fa rima, per il segmento insalate, con l’introduzione della “quarta gamma”, che ha aggiunto ad un prodotto dalle preziose caratteristiche nutrizionali, connotati di praticità, risparmio di tempo in cucina e un più lungo tempo di conservazione. Un business che oggi ha un fatturato annuo, in Italia, di circa 900 milioni di euro. Nell’intero comparto delle insalate, la produzione italiana è la prima in Europa e la terza a livello globale, (dopo Cina, Usa e India) e gli italiani si sono confermati i più grandi consumatori di insalate al mondo. “Il volume - ha sottolineato in conferenza stampa Maria Lodovica Gullino, ordinario di Patologia vegetale presso la Scuola di Biotecnologie agro-alimentari (Agroinnova) presso l’Università di Torino e coordinatrice scientifica dell’iniziativa editoriale - racconta i segreti del successo delle insalate. Per portarle sulla nostra tavola tagliate, lavate e imbustate - ha aggiunto - sono state necessarie innovazioni avanzatissime nella selezione delle varietà, nella coltivazione, nella difesa, nelle tecniche post - raccolta e per la conservazione, che hanno coinvolto ricercatori e produttori. Il risultato di questa collaborazione è una produzione molto sofisticata e di grandissima qualità, oltre che fra le più sicure e sostenibili della nostra agricoltura”.
Se il comandamento è “fare sistema”, Bayer CropScience, investe ogni anno il 10% del suo fatturato nell’innovazione degli agro farmaci, e da anni si rifà a questo approccio. “ Dopo aver sostenuto e partecipato a due innovativi progetti di sostenibilità, “Magis vino” e “Magis uva da tavola – ha aggiunto Paola Sidoti, Business & Marketing Communications Manager di Bayer CropScience in Italia - la nostra società promuove oggi una collaborazione ancora più stretta fra mondo della ricerca e produttori anche nella filiera delle insalate, con il progetto “Magis IV gamma”, per farla crescere ancora non solo economicamente, ma anche in termini di preparazione tecnica, di cultura della sicurezza, di tracciabilità delle produzioni. L’innovazione vera, che paga – ha concluso - è quella dei fatti. Noi crediamo fortemente in questo e lavoriamo ogni giorno per offrire ai nostri clienti il meglio: non solo prodotti validi per la difesa delle insalate, ma anche un sistema di servizi, progetti e comunicazione. Perché è solo attraverso l’impegno, la partecipazione di tutti e la diffusione della conoscenza, che si può realmente innovare”.
Sara Tufariello
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“Meno scartoffie nei campi”: ecco in estrema sintesi, visto che di semplificazione si parla, e, in particolare, di quella che dovrebbe liberare le aziende agricole dal peso della burocrazia, la priorità per l’agricoltura italiana che il futuro Premier alla guida del Paese dovrebbe mettere al primo posto nella propria agenda di governo. A dirlo, il risultato dell’“Agri-poll”, l’iniziativa lanciata dalle Città del Vino che hanno chiamato alle “urne” agricoltori, vignerons, amministratori locali, tutti coloro che operano, a diversi livelli, nel settore agricolo e vitivinicolo, e, soprattutto i cittadini, per “votare” quale tra 10 idee candidate fosse la n.1 tra le priorità per un settore importante come la nostra agricoltura. E se al primo posto c’è la semplificazione burocratica, subito dopo, per gli addetti ai lavori e non solo, ci sono la tutela del paesaggio ed il rilancio della proposta di legge sul consumo del suolo agricolo e, a pari merito, la promozione dei distretti enogastronomici e l’accesso al credito più facile per le aziende agricole.
“Una priorità importante - spiega Pietro Iadanza, presidente delle Città del Vino - quella emersa da questo “Agri-poll”, fortemente voluto dalle Città del Vino per spronare i candidati a governare il Paese, e che ha messo in evidenza uno degli argomenti che più affligge in questo momento le aziende agricole, già in grande sofferenza a causa del perdurare della crisi. Ci auguriamo che questa iniziativa serva a stimolare il dibattito politico su un settore importante per il Paese come la nostra agricoltura”.
Ecco allora la classifica delle 10 priorità per il settore secondo gli attori della sua filiera e non solo: al primo posto, con il 22% dei voti, la promozione della semplificazione sburocratizzando la gestione delle imprese agricole. Al secondo posto, con il 13% dei voti, la la tutela del paesaggio, delle colture storiche, dei saperi e il rilancio della proposta di legge sullo stop al consumo del suolo agricolo. A seguire, sul terzo gradino, a pari merito, ci sono la promozione dei distretti enogastronomici, il rilancio delle Strade del Vino e dei Sapori e lo sviluppo dell’offerta turistica dei territori, accanto al tema della promozione del credito alle aziende agricole per l’accesso alla terra e per incentivare il ricambio generazionale (12%). Poi, l’inserimento nei programmi scolastici dell’educazione alimentare e al bere consapevole ed il finanziamento della ricerca, della cultura e della formazione (10%). Subito dopo, con il 9% dei voti, la salvaguardia dei piccoli Comuni rurali e la valorizzazione del loro ruolo di presidio territoriale e democratico, dotandoli di risorse e servizi. E ancora, favorire lo sviluppo di attività imprenditoriali legate alla Green Economy e alla sostenibilità ambientale (8%), tutelare l’agricoltura attraverso la filiera corta, la tracciabilità, la biodiversità, il no agli Ogm, la lotta alla contraffazione e all’italian sounding (7%). Infine, attrezzare le aree rurali di infrastrutture web di area per incentivarne conoscenza e sviluppo (6%), e favorire l’integrazione, l’occupazione e la formazione dei lavoratori agricoli immigrati attraverso la concessione della cittadinanza italiana (1%).
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In primo piano, naturalmente, le squisite tipicità marchigiane, con aree espositive dedicate al BtoB e l’immancabile Mercatino che, da sempre, offre la possibilità di degustare ed acquistare, direttamente dai produttori, esclusive specialità non sempre reperibili nel negozio sotto casa: olive ascolane, formaggi pecorini e caprini, ciauscolo, maccheroncini di Campofilone, vino cotto, salame di Fabriano, mela rosa dei Sibillini, miele, marmellate, tartufi, legumi e cereali biologici, olio extravergine d’oliva ed anche il pregiato pesce dell’Adriatico. Un’occasione imperdibile per assaggiare i cibi tipici ed i migliori vini della tradizione marchigiana.
Nei diecimila metri quadrati di superficie dell’innovativo centro polifunzionale Fermo Forum, Tipicità propone anche un Salone del Turismo, all’interno del quale paesi e comprensori delle Marche presentano prelibatezze enogastronomiche accanto ad attrattive storico-artistico-culturali, naturalistiche e paesaggistiche.
Ad accogliere i visitatori, anche la Made in Marche Gallery, un suggestivo percorso attraverso le prestigiose griffes e le icone più rappresentative della creatività di questa splendida regione. Produzioni simboliche di una realtà manifatturiera pienamente fruibile dal visitatore, grazie alla ramificata rete di outlets e spacci aziendali diffusa sul territorio.
Non mancherà, com’è ormai tradizione, il confronto con la cultura e la cucina di altre realtà italiane e straniere, tra le quali Monferrato e Svezia, che saranno gli ospiti d’onore di turno per questa ventunesima edizione.
NUMERI A TIPICITÀ
* 10.000 mq. di superficie espositiva coperta
* 15.000 visitatori
* 1.500 operatori professionali e di settore
* 4 padiglioni tematici
* oltre 300 realtà marchigiane 'in vetrina', dei settori enogastronomico e turistico
* più di 40 produzioni simbolo delle Marche, esposte nella MadeinMarche Gallery
* 3 aree di animazione e 1 area meeting
* 2 territori ospiti ufficiali, il Monferrato e la Svezia; altre delegazioni straniere nell’ambito di eventi speciali
* oltre 30 partners, pubblici e privati. Tipicità è organizzata dal Comune di Fermo, in collaborazione con la Regione Marche ed un pool di Enti.
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Dal 16 al 18 marzo, Tipicità: Made in Marche Festival propone a foodies, slow-trotters ed amanti del cosiddetto 'turismo esperienziale' l’occasione di gustare, nello spazio di un weekend, tutto il bello ed il buono di questa caleidoscopica regione.
Prelibatezze enogastronomiche e percorsi turistici inediti, con la possibilità di conoscere anche le griffe del fashion e scoprire paesaggi e borghi 'segreti'. Queste sono le Marche d’eccellenza che Tipicità, organizzata dal Comune di Fermo in collaborazione con un pool di entità marchigiane, propone per la ventunesima edizione.
Un ricchissimo cartellone di iniziative che coinvolgono il visitatore in questo affascinante viaggio del gusto: Tipicità in blu-Le stagioni del pesce, Stoccafisso senza frontiere, A tutto riso, ma anche banchi d’assaggio, presentazioni e degustazioni-talk show in compagnia di grandi chef e volti noti.
AREE DI ANIMAZIONE, PADIGLIONI, INIZIATIVE IN PROGRAMMA
Le aree tematiche e di animazione:
· TipicitàMarche Expo: Salone dei prodotti enogastronomici delle Marche.
· Il Mercatino: Mostra mercato delle piccole & grandi specialità.
· MarcheTurEXperience, Expo-turismo del Prodotto Marche: un circuito espositivo nel quale paesi, città e territori presentano i loro tesori.
· Enoteca delle Marche: area dedicata alla produzione vinicola marchigiana, con spazio attrezzato per incontri e degustazioni guidate.
· MadeinMarche Gallery: scenografica galleria dedicata alle produzioni che rendono famose le Marche, in Italia e nel mondo. Non solo cibo quindi, ma fashion, arte, artigianato di tradizione e produzioni industriali di alto pregio.
· Teatro dei sapori: Tradizione, gusto, cultura e territorio protagonisti di show events allestiti al centro del padiglione.
· Accademia: Laboratorio di tradizioni per un grande show-cooking multimediale.
Ma Tipicità è soprattutto un grande contenitore di eventi, con un programma che prevede tutta una serie di iniziative speciali che contribuiscono ad animare il padiglione in maniera determinante, tra le quali:
· Tipicità in blu: spazio dedicato ai sapori del mare, animato da tutti i protagonisti della filiera (pescatori, mercati ittici, pescivendoli e cuochi).
· Nel piatto degli altri: incontro con l’enogastronomia di territori italiani ed esteri.
· Stoccafisso senza frontiere: ai fornelli cuochi provenienti da diversi territori del Paese, ciascuno con la propria tipica ricetta di stoccafisso.
· E inoltre … iniziative specifiche per la stampa, laboratori ed attività per i più piccoli, workshops ed appuntamenti BtoB, talk show e convegni a tema, animazioni autogestite da associazioni professionali.
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Il Consorzio per la tutela del Formaggio Gorgonzola ha promosso un “extreme tasting” in cui l’erborinato D.O.P. più famoso al mondo ha incontrato i rum più esclusivi del momento selezionati e forniti da Velier.
Un viaggio che ha unito due prodotti d’eccellenza in cui le materie prime tipiche dei rispettivi territori d’origine abbinate all’accurato procedimento di lavorazione e al rigoroso rispetto dei tempi di stagionatura diventano segni indelebili di qualità e unicità.
L’occasione è stata impreziosita ulteriormente dalla presenza di due barman d’eccezione. I giornalisti enogastronomici Paolo Becarelli e Gian Luca Moncalvi hanno agitato gli shaker e presentato 3 esclusivi cocktail, studiati per l’occasione, in cui le note fruttate e morbide del rum hanno esaltato al massimo la cremosità del gorgonzola dolce e il sapore deciso del tipo piccante.
Il menu con accostamenti tra gorgonzola e mieli, mostarde, panettone e cioccolato fondente ha dimostrato ulteriormente la versatilità di questo sorprendente formaggio.
Ecco le tre ricette dei cocktail realizzati:
CAIPIRIeSIMA AL MIELE
6 cl di RON DIPLOMATICO BLANCO
½ lime
3 cucchiaini di miele d’acacia
Tagliare mezzo lime in 4 pezzetti, pestarlo in un bicchiere old-fashioned o tumbler, aggiungere il miele, mescolare, aggiungere il rum, mescolare ancora. Colmare il bicchiere con ghiaccio tritato o a cubetti, miscelare bene e servire.
Diplomatico Blanco - Venezuela, uscito sul mercato nel 2012, 6 anni di invecchiamento. Estremamente smooth.
ABBINAMENTO: Gorgonzola dolce
NEGRINI
¼ di RHUM RHUM PMG BIANCO 56°
2/4 di Sherry Tio Pepe
¼ di Bitter Campari
Mettere in un tumbler basso alcuni cubetti di ghiaccio, poi versare lo Sherry, il rum e il Bitter Campari. Mescolare bene. Guarnire a piacere con scorza d’arancia o limone.
Rhum Rhum PMG Bianco 56° - Considerato dai francesi di Whisky Magazine and Fine Spirits il miglior Agricòle al mondo. Un prodotto sperimentale e rivoluzionario.
ABBINAMENTO: Gorgonzola piccante
GREEN ZOLA
2/5 di rum SAVANNA LONTAN BLANC
2/5 di Marsala Superiore
1/5 di Blue Curacao
Si prepara direttamente in un bicchiere tumbler, con ghiaccio a cubetti. O anche nel mixing-glass, in maggiori quantità e, in una versione più briosa, agitando gli ingredienti, con ghiaccio a cubetti, nello shaker e poi colando nei bicchieri. In questi ultimi due casi, meglio utilizzare coppe o coppette. Completare ogni drink con una scorzetta d’arancia brulée, bruciata appena con l’accendino.
Savanna Lontan Blanc - Rhum Grand Arome della Ile de La Reunion, ricchissimo, con aromi di frutta tropicale, banana, ma anche note salmastre e di salamoia date da lunghissime fermentazioni. Decisamente unico
ABBINAMENTO: Gorgonzola dolce e piccante
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A pochi passi dall’Italia, nella suggestiva cornice alpina di alta montagna, dal 18 al 21 aprile si svolge la dodicesima edizione di “Wein am Berg” Vino in quota 2013. Un evento dove gli estimatori dei vini e della buona tavola, oltre alle prelibatezze gastronomiche potranno anche sciare e fare wellness. Il tutto tra cultura enogastronomica alle massime altitudini in un contesto lifestyle e trendy come nelle precedenti edizioni di successo, con la partecipazione di chef e produttori di vini rinomati. Quest’anno le nazioni partner saranno l’Italia e la Germania, che si presenteranno insieme alle eccellenze austriache. L’Associazione delle Aziende vitivinicole del Burgenland si confronterà con alcuni rinomati produttori di vini tedeschi e italiani, come Feudi di San Gregorio e Cantina Produttori San Paolo di Appiano. Ci saranno anche alcuni famosi chef italiani e tedeschi, che con i loro piatti trasformeranno questa quattro giorni in un evento gastronomico di altissimo livello, nel quale cucina e vini di alta qualità saranno gli ingredienti principali. A fare gli onori di casa, Gottfried Prantl, 2 cappelli Gault Millau (16 punti) chef di cucina del Das Central – Alpine. Luxury. Life, la struttura alberghiera a 5 stelle nel centro di Sölden, che organizza l’evento. Tra gli chef ospiti Norbert Niederkofler del St. Hubertus del Rosa Alpina di S.Cassiano (2 stelle Michelin), Paolo Barrale del Marennà (1 stella), l’affinatore di formaggi Hansi Baumgartner, Joachim Gradwohl del Fabios di Vienna e il campione mondiale di pasticceria, lo svizzero Rolf Mürner. Il programma è esclusivo e ricco di appuntamenti durante tutte le giornate. La mattina inizia sugli sci, in compagnia di famosi campioni, tra i quali Marc Girardelli, Günther Mader e Frank Wörndl, che accompagneranno i partecipanti in un’avventurosa escursione con degustazione vini a 3000 m mentre la sera sono previste cene dove cucineranno i prestigiosi chef presenti. Le serate saranno a tema, dalla “cena austriaca” alla “Grande serata italiana e tedesca”, per finire con la “Big Bottle Party” a 2.200 metri di quota nel cuore dell’area sciistica di Sölden. Da non perdere le degustazioni di vini sul ghiacciaio, raggiungibile sugli sci oppure con il gatto delle nevi. Intrattenimento, cabaret e anche musica dal vivo, con melodie austriache e italiane, sono gli elementi di contorno che trasformeranno questo incontro in un’autentica festa glamour di primavera sulle Alpi del Tirolo austriaco.
Per informazioni:
DAS CENTRAL – ALPINE. LUXURY. LIFE
Auweg, 3 – A-6450 Sölden – T. +43 (0) 5254 2260-0
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Se per riempiere il serbatoio di una automobile di media cilindrata si spendono non meno di 80 euro, per trascorrere la notte di capodanno degustando prodotti, vini e spumanti di qualita 'la spesa potra' essere contenuta nei 70 euro.
Ad evidenziarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che ricorda come fino agli anni '90 un buon veglione potesse costare almeno il doppio di quanto si spendeva per 'fare il pieno' alla macchina. Un trend inquietante -secondo la Cia- che fotografa fedelmente ciò che sta accadendo nei campi: prezzi stabilmente bassi per le derrate alimentari e costi per produrre arrivati alle stelle.
Un nostro monitoraggio - spiega l’organizzazione agricola- effettuato su tutto il territorio nazionale segnala come, in particolare negli agriturismi, l’offerta per il cenone dell’ultimo giorno dell’anno sia contenuta tra i 50 e i 100 euro per persona. Si tratta, prevalentemente di menù molto pregiati che annoverano ottimi vini e spumanti oltre alle portate di grande genuinità, tipicità e qualità. Molto utilizzato sarà il tartufo, così come gli insaccati artigianali di eccellenza, dai lardi, ai salami, ai culatelli per arrivare alla cacciagione e il pollame, oltre ai classici zamponi e cotechini. Immancabili le lenticchie, proposte in migliaia di ricette diverse dal nord al sud, e i vini che scorreranno a fiumi. Nelle altre tipologie di esercizi, ristoranti, alberghi e strutture diverse, i prezzi risultano leggermente superiori rispetto agli agriturismi ma sempre contenuti e con un’offerta di ottimo livello nel rapporto qualità/spesa. Festeggiare al sud - continua la Cia - rispetto al centro-nord del Paese costerà di meno.
I prezzi medi di cenoni e veglioni sono più bassi del 10/15 per cento. Inoltre - segnala la Cia - scende sensibilmente, di anno in anno, la percentuale degli italiani che chiedono nel menù di San Silvestro specialità estere come il caviale e il foie gras. Saranno oltre 500 mila - conclude la Cia - gli italiani che alla fine delle festività (Befana compresa) avranno consumato un pasto e trascorso per lo meno due notti in un agriturismo.
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L’Azienda Agricola Le Marchesine di Giovanni e Loris Biatta con le sue 500 mila bottiglie prodotte nel 2011 è certamente una delle più importanti realtà della Franciacorta.
Sull’onda di questo exploit, sia in Italia sia all’estero, quest’anno festeggia il tutto esaurito con due novità che vanno ad aggiungersi alle altre etichette della cantina. Due new entry importanti.
La prima è un Franciacorta Blanc de Noir Millesimato 2009, un Pinot Nero in purezza vinificato in bianco che conta pochi precedenti sul territorio. E poi il Franciacorta Brut Nature Secolo Novo Giovanni Biatta 2007, versione affinata per 54 mesi sui lieviti, un cru ottenuto dalla spremitura naturale delle uve chardonnay del vigneto La Santissima di Gussago.
Sono due prodotti dalle caratteristiche organolettiche che da sempre contraddistinguono le bollicine de Le Marchesine e che hanno fatto meritare all’azienda numerosi riconoscimenti. Sono piacevoli, facili da capire che invogliano a farsi bere.
Il crescente successo de Le Marchesine, con sede a Passirano, è sorprendente. Dai tre ettari iniziali, l’azienda si è estesa a 50 di vigneto e dalle 40 mila bottiglie prodotte nel 2000 è arrivata nel 2011 alla produzione di 500 mila bottiglie, di cui il 25%, oltre 100 mila bottiglie, sono esportate nel Nord Europa, Giappone, Cina, Canada, Brasile e Australia.
"L’estero, dice Biatta, "ci sta dando molte soddisfazioni, non sempre sono mercati facili da consolidare: serve passione, disponibilità, dedizione e tanta voglia di andare. Nel 2011 ho totalizzato 250 ore di aereo, cui vanno aggiunte quelle di mio figlio Andrea, da poco rientrato da una degustazione a 100 chilometri da Polo Nord. Sono sacrifici ma poi i risultati si vedono".
E’ dal 1909 che la famiglia Biatta si occupa di vino. Oggi Loris rappresenta la quinta generazione e i suoi figli, Andrea e Alice, la sesta. L’avventura in Franciacorta inizia nel 1985 e in poco meno 30 anni l’azienda ha fatto passi da gigante, grazie anche alla collaborazione di un grande personaggio del mondo dello Champagne, l’enologo Jean Pierre Valade, membro dell’Istituto enologico di Champagne, prezioso suggeritore di piccoli-grandi segreti per migliorare la qualità.
In un momento di crisi generale, della quale non si vede ancora la fine, Loris Biatta è ottimista. "Sì perché girando il mondo vedo come il nostro vino, così come tutti gli altri prodotti della enogastronomia italiana, sono richiesti e piacciono. Dobbiamo imparare dai nostri cugini francesi e andare uniti a proporre i nostri prodotti, che sono anche superiori ai loro per qualità e inferiori come prezzo. Quindi c’è tutto un mercato mondiale da aggredire, senza contare che anche in Italia c’è ancora molto da dare e quindi occorre essere pronti per quando la crisi finirà".
Azienda Agricola Le Marchesine
v. Vallosa 31 - 25050 Passirano (Bs) T.030.6570005
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