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“La Valtellina alimenta lo sport - Cultura enogastronomica e vita attiva” ha inaugurato il fitto calendario di iniziative della 35^ edizione di Grappolo d’Oro (7-16 settembre 2018), manifestazione legata proprio alla celebrazione dei prodotti del territorio valtellinese e in particolare dei suoi pregiati vini. “Non posso che esprimere la soddisfazione di ospitare, nell’ambito della manifestazione nata per celebrare la grandezza del vino valtellinese, un evento che mette in risalto il valore complessivo delle nostre eccellenze enogastronomiche” – ha dichiarato aprendo i lavori il Sindaco di Chiuro Tiziano Maffezzini. “Da sempre il territorio provinciale punta alla qualità dei propri prodotti, che ormai rientrano nelle abitudini quotidiane di chi predilige un’alimentazione sana e naturale.”
Una centralità sottolineata anche da Massimo Sertori, Assessore agli Enti Locali, Montagna e Piccoli Comuni di Regione Lombardia: “Oltre alle indiscusse perle a livello naturalistico e paesaggistico, la Valtellina spicca tra le province montane lombarde e italiane per le sue eccellenze enogastronomiche, prodotti tipici della tradizione contadina le cui tecniche di coltivazione, allevamento e lavorazione si tramandano da generazioni. Caratteristiche che la rendono perfetta tanto per gli amanti della buona cucina, quanto per gli sportivi e i sostenitori di uno stile di vita sano e attivo, che qui possono combinare ai piaceri della tavola la possibilità di cimentarsi in diversi sport all’aria aperta.”
Per tutelare e valorizzare questo inestimabile patrimonio riunendo Consorzi di Tutela, associazioni e aziende produttrici è nato il Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina, rappresentato da Marco Chiapparini che ha ricordato come: “Il lavoro di squadra da parte di tutti gli attori del territorio - Istituzioni, Consorzi, Aziende e Privati - permette di creare sinergie importanti e di promuovere al meglio, all’Italia e all’estero, la Valtellina e le sue eccellenze. Frutto di queste sinergie è ad esempio il percorso promozionale Taste The Alps, attraverso il quale stiamo presentando in Italia, Francia e Germania i prodotti DOP e IGP del territorio valtellinese: un progetto ambizioso che ci rende particolarmente orgogliosi e che siamo convinti potrà contribuire ad aumentare la conoscenza della Valtellina e conseguentemente il consumo delle eccellenze locali.”
Casimiro Maule, enologo di decennale esperienza e tra i più grandi interpreti del terroir valtellinese, introdurrà con la sua testimonianza una riflessione sul ruolo etico e culturale degli operatori del comparto agro-alimentare: è anche grazie al loro intervento che i prodotti presenti sulle nostre tavole parlano delle tradizioni, dei valori ma anche del futuro e della sostenibilità del territorio di provenienza.
L’imprenditore di origini valtellinesi Giacomo Pedranzini, CEO di Kometa 99 zrt, realtà primaria nella lavorazione delle carni suine e nella produzione di salumi, ha spostato il focus della discussione dalla tavola agli allevamenti e gli impianti produttivi, offrendo la sua peculiare visione: “La proposta di una nuova via di mezzo, fra l’agricoltura industriale e quella biologica. E’ la strada del ritorno al buon senso ed ai ritmi della natura, prudentemente influenzati dalla mano dell’uomo: la filosofia dell’HonestFood, che rimettendo al centro del nostro agire il principio dell’onestà, abbandona gli eccessi e lavora, rispettando l’ambiente ed il benessere degli animali, per offrire ai consumatori cibo buono e sano, a prezzi accessibili.”
Una responsabilità nei confronti dell’intera filiera che coinvolge anche i responsabili della GDO: su questo tema è intervenuto anche Oreste Santini, Presidente di Consorzio Europa, associazione di operatori della vendita al dettaglio che opera sotto l’insegna Sigma in Lombardia e altre regioni del Nord Italia.
GUSTARE E IMPARARE, UN’ESTATE PER PROVARE
L’estate è fatta per le vacanze, per il riposo, per il relax, ma perché non anche per imparare qualcosa? C’è chi va all’estero per migliorare una lingua, chi si butta su qualche sport e chi, appassionato di natura e cucina, dedica il proprio tempo libero alla scoperta di come nascono alcuni prodotti e si cimenta pure, con l’aiuto degli esperti locali, nella loro preparazione.
Per chi si riconosce in questo identikit e ama la montagna, la risposta giusta è Valtellina.
Posizionata a nord della Lombardia e forse più conosciuta per i suoi inverni fatti di neve e sci, la proposta estiva della Valtellina per imparare all’aria aperta, senza rinunciare al divertimento, comprende innumerevoli possibilità tra cui le fattorie didattiche, dove poter osservare da vicino e apprendere l’antico e nobile mestiere dell’allevatore. I paesaggi della Val di Mello e dei Bagni della foresta di Masino, uniti alla mite temperatura estiva, sono le condizioni ideali per concedersi un pic nic, circondati dalle bellezze naturali di questa valle che è riconosciuta dalla Regione come Riserva Naturale.
In Valtellina sono innumerevoli i luoghi in cui godersi del buon cibo all’aria aperta: tra Aprica e Trivigno, nella Riserva Naturale di Pian di Gembro, tutti i visitatori hanno l’occasione di fare un tuffo nel passato e scoprire le rarissime specie vegetali dell’era post glaciale, che rendono questa zona un gioiello di grande interesse botanico e paesaggistico. Infine un altro luogo da scoprire e adatto per una piacevole sosta all’ora di pranzo è il Giardino Alpino Valcava. Senza essere degli stambecchi, si raggiunge comodamente a piedi da Madesimo attraverso percorsi segnalati.
Dopo una giornata a esplorare il territorio, la sera è il momento giusto per godersi le tradizioni gastronomiche locali. Ovunque andiate li troverete, ma se decidete di provare a casa in anteprima, ecco la ricetta.
SCIATT (per 4 persone)
TEMPO DI COTTURA: 5 minuti
INGREDIENTI: 300 grammi di farina di grano saraceno; 200 grammi di farina bianca; 300 grammi di formaggio”Casera”; 2 cucchiai di pane grattugiato; 1 bicchierino di grappa; acqua gasata; olio per friggere; un pizzico di lievito.
Impastare la farina di grano saraceno con la farina bianca utilizzando dell’acqua gasata fino ad ottenere un composto abbastanza consistente. Unire il formaggio tagliato a dadini, il pane grattugiato, un pizzico di lievito e la grappa. Fate scaldare l’olio in una pentola capiente, quando inizia a friggere, fatevi scivolare un po’ di impasto aiutandovi con un cucchiaio. Cuocetene pochissimi alla volta in modo da evitare che gli sciatt si attacchino assieme. Lasciateli gonfiare e colorire, scolateli e serviteli con cicoria condita.
Poi però fatevela una bella camminata perché, come potete immaginare, gli sciatt non sono proprio la cosa più dietetica al mondo.
Paola Drera
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Ci siamo, le vacanze sono arrivate ed è ora di partire. Valige pronte, piante affidate ai vicini, gas chiuso, un ultimo controllo ai documenti di viaggio e via!
Dove andate poco importa, la domanda è: come raggiungete la vostra destinazione? Si perché a seconda del mezzo di trasporto che userete incontrerete (o vi scontrerete…) con del cibo da consumare sul percorso.
La più usata statisticamente è l’auto e chi non ha mai fatto una sosta in Autogrill? Autogrill fa sicuramente parte della tradizione italiana, non a caso è il primo operatore nel mondo nei servizi di ristorazione per chi viaggia. Negli ultimi anni Autogrill è cambiato, rispondendo al richiamo del chilometro zero, del cibo sano per una pausa più salutare sia per lo stomaco che per il cervello. E proprio in questi giorni hanno aperto i battenti gli Autogrill Più, nuovo concept autostradale, creato per soddisfare le esigenze dei clienti con un’offerta food ancora più ricca e diversificata.
Autogrill Più è una grande piazza su cui si affacciano tante botteghe adatte alle più disparate esigenze, nuovo anche il modello di servizio che tiene in considerazione la tipologia di pausa che si vuole fare: per chi ha fretta c’è l’area Fast, quella del mordi e fuggi e del take-away, o per rilassarsi comodamente seduti si trova l’area Comfort.
Ci sono ancora i panini storici, come il Camogli e altre tentazioni similari con attenzione al pane e ai salumi del territorio. Pizze e focacce con impasto a lunga lievitazione naturale e farciture che seguono la stagionalità dei prodotti.
Per i salutisti, vegetariani e vegani c’è Mr Good dedicato ai prodotti healthy e green, con iced tea, spremute, smoothies, bowl di frutta.
Super Salad, pronte o da comporre, cucina italiana preparata al momento tra pastasciutte e bistecche ai ferri.
Gusti di Strada, nuovo format di Autogrill dedicato allo street food italiano, La Piadineria, dove scegliere tra 31 diverse ricette, con 3 tipi di impasto: classico, integrale e kamut.
E poi gli hamburger gourmet dove protagonista è la qualità assoluta dei prodotti freschi utilizzati e cucinati al momento.
Poi c’è chi sceglie di muoversi in treno ed ecco cosa aspetta i passeggeri di Trenitalia. A bordo dei Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca un servizio ristorazione che (dicono) soddisfa tutti i gusti. Anche qui proposte innovative, moderne e originali realizzate abbracciando la filosofia del “sano e buono” partendo quindi da ingredienti freschi e di stagione. "Pasto a bordo" è il nuovo servizio che permette di prenotare pranzo o cena già al momento dell’acquisto del biglietto.
Sui Frecciarossa in cui è attivo il servizio ristorante nella carrozza FRECCIABistrò si può comprare il “Menù Frecciarossa”, composto da penne lisce al sugo biologico di pomodoro con basilico, tris di formaggi e miele millefiori, macedonia, acqua e caffè. Nella carrozza FRECCIABistrò il posto viene riservato al momento della prenotazione.
Sui Frecciarossa 1000 si può scegliere fra i tre Menù "Easy Gourmet": "Carlo Cracco", "Tradizione Italiana" e "Freschi Sapori". Si resta comodamente seduti al proprio posto e i pasti saranno serviti direttamente lì.
Ma se il viaggio è davvero lungo, magari intercontinentale, l’aereo è l’unica soluzione. Ecco questo è il mezzo dove “la classe non è acqua”, proprio nel senso che a seconda che si tratti di First, Business o eEconomy le diversità alimentari sono davvero abissali (come la differenza di prezzo del biglietto del resto!).
Per affrontare al meglio un lungo viaggio intercontinentale è importante fare attenzione all’alimentazione, per evitare malesseri e stanchezza all’arrivo a destinazione. Durante i voli a lungo raggio vengono solitamente serviti più pasti in base alla durata e tenendo in considerazione anche il fuso orario, in modo da abituare già il corpo allo spostamento delle lancette dell’orologio. Purtroppo però è innegabile che i pasti in aereo sono tutto tranne che salutari. Piatti surgelati e riscaldati, ricchi di grassi e condimenti sono difficili da digerire per il nostro organismo obbligato alla sedentarietà per molte ore. Dunque quando ci presentano la fatidica domanda “Chiken or Beef or Fish?” la soluzione migliore sarebbe semplicemente ringraziare e rifiutare oppure limitarsi a mangiare ciò che accompagna il pasto, ovvero cracker, formaggio, frutta, qualche traccia di verdura. Per fortuna però, ultimamente molte compagnie stanno puntando sempre di più sulla qualità del servizio di ristorazione come arma per sbaragliare la concorrenza. Alcune di quelle più quotate si stanno infatti impegnando non solo ad offrire ai propri passeggeri una più vasta scelta di piatti, ma lo fanno anche con una certa ricercatezza.
Per chi ha particolari esigenze alimentari, dovute ad allergie, problemi di salute, regimi dietetici o motivi religiosi, c’è la possibilità di scegliere menù alternativi nei viaggi intercontinentali. In questo caso il passeggero deve segnalare alle compagnie aeree le proprie esigenze quando prenota il volo o almeno 24 ore prima della partenza. È importante, se si deve affrontare un lungo viaggio e si hanno particolari esigenze, contattare la compagnia o consultare il sito web per vedere le proposte di menù prima di prenotare.
Ecco, tra un panino in autostrada, un vagone ristorante e un vassoio ad alta quota alla fine si arriva a destinazione e il modo migliore per scordare tutto è buttarsi alla scoperta della cucina locale. Buone vacanze a tutti.
Paola Drera
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Circa 600 partecipanti provenienti da 52 paesi si sono riuniti al 4 ° Forum mondiale UNWTO sul turismo gastronomico (Bangkok, Tailandia, dal 30 maggio al 1 ° giugno 2018). Organizzati dall'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) e dal governo della Thailandia, in collaborazione con il Basque Culinary Centre, i partecipanti hanno affrontato argomenti che vanno dal ruolo della tecnologia al raggiungimento dello sviluppo sostenibile, al collegamento dell'intera catena del valore del turismo alla gastronomia.
La partnership con i fornitori di tecnologia è tra le principali priorità dell'UNWTO. In questo contesto, la creazione e la condivisione di lezioni di conoscenza e politica sulla trasformazione digitale è stata tra gli aspetti centrali dell'edizione di quest'anno, che comprendeva la partecipazione delle startup tecnologiche del paese ospitante (Bangkok Food Tours, HiveSters, LocalAlike e Trawell).
Le startup hanno presentato workshop a tutti i partecipanti incentrati sull'offerta di turismo gastronomico in Tailandia, su come utilizzare la tecnologia per raggiungere i turisti e mostrargli le loro iniziative.
"La gastronomia è un importante motore per i turisti nella scelta di una destinazione, a dispetto del quale il potenziale del turismo gastronomico deve ancora essere considerato un patrimonio culturale immateriale. Il turismo gastronomico riguarda l'utilizzo della tecnologia per raccontare una storia di persone e luoghi per preservare e promuovere l'autenticità nelle comunità locali", ha aggiunto il segretario generale della UNWTO, Zurab Pololikashvili.
Il ministro del turismo e dello sport della Thailandia, Weerasak Kowsurat, ha sottolineato come "le comunità locali possano rafforzarsi e sentirsi orgogliose della loro cultura attraverso il turismo gastronomico". Riferendosi all'impatto economico complessivo, ha aggiunto che "l'agricoltura e il turismo sono creatori di posti di lavoro significativi in tutto il paese, e la cucina thailandese ci aiuta ad aumentare la spesa per il turismo".
Il Forum mondiale della gastronomia del UNWTO mira a promuovere idee innovative che possano aiutare lo sviluppo del turismo gastronomico in tutto il mondo. Le idee presentate durante le precedenti edizioni di questo forum sono sempre basate sullo sviluppo sostenibile e sullo sviluppo di nuovi prodotti nel turismo gastronomico.
Nell'occasione, UNWTO ha lanciato il Rapporto: il caso del Giappone. (fonte eTnews)
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Ormai chiuso il sipario sulla kermesse veronese di Vinitaly, vale la pena puntare i riflettori su un altro prodotto alcolico noto a tutti: la birra.
È la bevanda più diffusa al mondo, è una delle più antiche e non smette di conquistare nuovi consensi.
Sull’onda di un ritorno all’artigianale che coinvolge tutti gli aspetti del cibo, anche la birra cavalca questa tendenza e per questo negli ultimi anni sono nati tantissimi (più di 1000) birrifici artigianali sparsi un po’ in tutta Italia, senza contare quelli presenti nel resto del mondo.
Si tratta di piccole attività che però funzionano benissimo. Offrono un prodotto genuino, quasi casalingo, ma che rispetta comunque le normative previste dalla legge. La bevanda non è pastorizzata, non è microfiltrata e il quantitativo massimo che può essere prodotto è di 200.000 ettolitri l’anno.
Il prezzo purtroppo – e per ovvie ragioni – non è particolarmente competitivo e la scadenza del prodotto, a causa della mancata pastorizzazione, è a breve termine.
C’è però anche una serie di vantaggi da non sottovalutare oltre alla genuinità: la possibilità da parte dei micro birrifici di sperimentare con fantasia aromatizzazioni particolari. Ecco allora apparire birre alle spezie, alle erbe e soprattutto alla frutta, fresche e adattissime per l’estate che tutti stiamo aspettando con una certa ansia. Al ribes nero per esempio, con un retrogusto che ricorda lo spumante. Ma anche al lampone, alle more e persino al fico d’india.
Comunque, che sia bionda, rossa o scura, la birra può essere consumata in diverse occasioni e d’obbligo è sdoganare il semplice abbinamento con la pizza. Sono ormai diversi gli chef che propongono il matrimonio tra birra e antipasti, primi piatti, secondi e soprattutto formaggi. Una bevanda insomma che può a pieno titolo accompagnare tutte le portate di un pasto senza far rimpiangere il vino.
A Milano il locale per eccellenza dove provare le birre artigianali è il “Birrificio di Lambrate” nell’omonimo quartiere. (foto 1) Presenza storica in città, praticamente il primo ad aprire i battenti nel lontano 1996.
In zona Moscova, all’ombra della sede del Corriere della Sera, c’è il Baladin, un locale dove è anche possibile prenotare una visita ai locali dove viene prodotta la birra. (foto 2)
A Porta Genova, per chi ama passare le sere sui Navigli, si trova la Birreria Italiana. Locale giovane e vivace dove mangiare anche i grandi classici: hamburger, pizza alta, grigliate. (foto 3)
E volete una nota di folklore? Fare una croce sulla schiuma della birra versata nel bicchiere protegge dalla stregoneria.
A questo punto però non fatevi prendere dall’entusiasmo di improvvisarvi mastri birrai nella cantina di casa, perché il disastro è dietro l’angolo. Ci vuole studio, conoscenza, proporzioni precise, tempi di fermentazione e, soprattutto se le birre aromatizzate sono le vostre preferite, occorre un gran palato per riuscire a realizzare gli abbinamenti perfetti.
Continuate quindi ad affidarvi agli esperti e ricordate la regola aurea: una birra non deve essere mai servita gelata. Se ne perde il bouquet e soprattutto la schiuma che è una sua caratteristica essenziale.
Paola Drera
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Agricoltura e turismo, binomio vincente.
I mandorli in fiore, i famosi pescuètt (i biscotti) di pasta di mandorla cotti nei forni di pietra, i trulli tra gli ulivi, il Food Festival, conquistano i giornalisti e i buyer presenti al Vinitaly, ancora in corso a Verona con numeri record: 150mila visitatori in appena 4 giorni e 5mila buyer provenienti da tutto il mondo. Agricoltura e turismo insieme per valorizzare il meglio della Puglia.
Successo della conferenza stampa organizzata dalla rivista di turismo e cultura del Mediterraneo Spiagge, organizzata in partenariato con il Comune di Ceglie Messapica, Cantine Due Palme, Olio, vino e mandorla, paesaggi e sapori della Dieta Mediterranea
Ceglie conquista i giornalisti e i buyer presenti al VINITALY di VERONA 2018
Cantina Conti Zecca, Cantina San Donaci e Associazione regionale pugliesi di Verona, Sogno Salentino. Vi si sono accreditati oltre 80 giornalisti, buyer e tour operator italiani (provenienti in gran parte da Bologna, Milano, Torino) e internazionali, provenienti da Usa, Germania e Svezia.
Premiato con il Premio Salento da comunicare 2018, il giornalista Roberto Rabachino, direttore de Il Sommelier, presidente nazionale dei giornalisti e comunicatori dell’Associazione stampa agroalimentare, firma di prestigio nel panorama nazionale e internazionale.
Soddisfatto l’assessore alla politiche agricole della Regione Puglia, Leonardo La Gioia: “L’attenzione e l’affluenza di buyer e giornalisti nel nostro padiglione dimostra come i prodotti pugliesi siano sempre più apprezzati in Italia e nel mondo”.
Ceglie Messapica ha sfoderato tutti i suoi gioielli di famiglia: dall’esperienza degli orti urbani, alla Med Cooking School, dal Ceglie Food Festival al famoso biscotto.
Dice l’assessore alla comunicazione, Antonello Laveneziana: “Grazie a Cantine Due Palme abbiamo realizzato un importante progetto di recupero urbano e sociale, che ha dato vita al vino Terra meje. L’etichetta prende il nome da una poesia del nostro grande poeta dialettale Pietro Gatti. Ragazzi con lievi disabilità si sono presi cura del vigneto degli orti urbani e hanno poi vendemmiato. Le uve sono state lavorate nelle Cantine Due Palme, che hanno prodotto queste bottiglie. Il progetto andrà avanti, diventando orto-terapia”.
“Abbiamo sposato con grande entusiasmo questo progetto a scopi benefici”, dice la direttrice generale di Cantine Due Palme, Assunta De Cillis.
Spiega la consigliera delegata Vanessa Santoro: “Ceglie è sede della Med Cooking School, l’unica sezione staccata della prestigiosa Scuola di cucina Alma di Gualtiero Marchesi. Questa importante realtà attrae aspiranti chef da tutta italia e dal mondo. I primi di agosto, organizziamo, con grande successo il Ceglie Food Festival: dibattiti, sfide enogastronomiche, musica, grandi chef animano le vie del centro storico nel segno delle eccellenze enogastroniche”.
“Ceglie è buona per tradizione”, commenta l’assessore alla valorizzazione dei prodotti tipici, Mariangela Leporale. “Per tutto il centro storico si diffonde il profumo dei tipici biscotti di pasta di mandorla divenuti presidio slow food. Vengono cotti ancora oggi nei forni di pietra e hanno un cuore di marmellata!”.
A Ceglie si può sostare nelle 52 trattorie e ristoranti (che stellati) oppure degustare il tipico panino ripieno di provolone, mortadella, tonno e capperi … così sapientemente descritto dall’imprenditore Gaetano Suma ai giornalisti presenti in conferenza stampa.
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Dal 17 al 20 maggio Ancona, città iconica del connubio mare-terra, ospita uno degli eventi di punta dell’intera Macroregione adriatico-ionica: la quinta edizione di Tipicità in blu, il festival che promette un’immersione totale nelle atmosfere di questo angolo di Mediterraneo!
Nell’anno europeo del patrimonio culturale, Tipicità in blu accetta la sfida e si confronta con altre identità estere: l’Albania sarà l’ospite d’onore, con la città di Durazzo, la sua cucina e le sue tradizioni.
La manifestazione esplora tutti gli aspetti della cosiddetta blu economy, con proposte innovative e coinvolgenti per tutto il long week end, tra cibo, scienza, nautica e cantieristica, sport, cultura e tradizione.
Cucina marinara al centro dell’attenzione, con il Blu Village allestito dinanzi al Mercato Ittico. Da gustare moscioli, bombetti, sardoni e tante altre prelibatezze adriatiche, accompagnate dai racconti dei pescatori e dai vini delle dolci colline marchigiane. Inoltre, nei locali della città, Menù in blu ed aperiblu attendono slow trotters e gourmet.
Tutta da esplorare anche la Mole Vanvitelliana (foto in alto), cuore culturale ed artistico di Ancona, con le sue pregevoli architetture a pianta pentagonale protese sul mare. Ospiti prestigiosi e personaggi televisivi accompagneranno i visitatori attraverso laboratori sulla sostenibilità e sulle tematiche della pesca, sul mondo della cantieristica e lungo stimolanti percorsi degustativi alla scoperta dei vini prodotti dai “vigneti sul mare” del Monte Conero.
Tipicità in blu è mare! Non mancherà, quindi, la “Sailing chef”, originale regata a vela con concorso di cucina a bordo, ma ci saranno anche le minicrociere che tanto gradimento hanno fatto registrare nelle precedenti edizioni della manifestazione, caratterizzate da proposte gourmand da gustare a bordo di una motonave durante la suggestiva traversata che da Ancona conduce a Portonovo.
Previsti anche esclusivi pacchetti “a tema blu”, per vivere al meglio il week end anconetano. La manifestazione è organizzata dal Comune di Ancona in collaborazione con la Camera di Commercio dorica, insieme ad un nutrito pool di enti locali, associazioni ed aziende partners. (nelle foto On the Road, l’ edizione di ‘Tipicitò in Blu’ del 2016, che ha visto l’arrivo della Amerigo Vespucci nel porto di Ancona, registrando un’impressionante numero di visitatori)
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(Milano, 31 marzo) Nel palinsesto ideato da Fiera Milano e TUTTOFOOD la novità è la partnership con Fondazione Umberto Veronesi attraverso mostre, laboratori e incontri in cui gli esperti illustreranno il ruolo fondamentale della corretta alimentazione per mantenersi sani senza trascurare l’aspetto della convivialità. Saranno quindi sette giorni per scoprire le virtù del cibo, tra talk, cultura, arte, degustazione e solidarietà.
Palazzo Giureconsulti sarà il quartier generale di questo autentico fuori salone dedicato al food, completato dalla cornice della Festa del Bio in collaborazione con FederBio. TUTTOFOOD sarà inoltre promotore di Taste of Milano, il festival degli chef, dal 10 al 13 maggio al The Mall; di Salumiamo, il 10 maggio a Palazzo Bovara, che reinterpreta la grande tradizione dei salumi italiani oltre a proporre ogni sera i nuovi Aperitivi in terrazza. Tra i premi si segnala Cheese for People Award che farà votare i migliori formaggi tipici italiani direttamente ai consumatori. Sempre in tema caseario, All’ombra della Madonnina alla Cascina Cuccagna premierà i migliori formaggi e yogurt di latte di capra. Il Desita Award, concorso internazionale che coniuga design e food, proporrà il tema Pizza & Gelato Experience. Da non perdere, infine, dal 7 al 13 maggio al Cinema Colosseo, il Biografilm Festival.
Numerose poi le degustazioni, le colazioni, happy hour e showcooking, approfondimenti culturali, percorsi di arte cibo e cultura e i progetti di solidarietà promosse da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza per Milano Food City.
Un palinsesto, in costante aggiornamento, realizzato grazie al contributo e all’impegno degli operatori delle associazioni di categoria aderenti. Nel cortile di Palazzo Bovara, il Circolo del Commercio in corso Venezia 51 aperto al pubblico per l’occasione, tutti i giorni “In viaggio con il caffè”, colazioni e approfondimenti con i maestri del caffé di Altoga, showcooking e aperitivi; una giornata dedicata all’alternanza scuola-lavoro e alla pizza gourmet con i giovani del Capac, il Politecnico del Commercio e del Turismo, e sostenibilità con la “Foody Bag”. Al Casello Ovest di porta Venezia, sede della Filiera agroalimentare, “Le Masterclass di WineMi”, il “Gioco delle Essenze, degli Aromi e delle Spezie” con panificatori, erboristi, gelatieri, macellai e dettaglianti ortofrutticoli e “Mini tartare con aromi e spezie” con i maestri macellai. Iniziative anche nei tre mercati comunali coperti con la “Notte Golosa” al mercato di Wagner, “Una cena al mercato” al Morsenchio e la “Giornata della Convenienza” al mercato di piazza Ferrara. Proposti più di 30 percorsi guidati tra cultura, arte e cibo con le guide turistiche di Gitec.
Immancabile anche la presenza di Coldiretti Lombardia con l’iniziativa “Campagna Amica”, dall’11 al 13 maggio, che tingerà di giallo Piazza Castello: ogni giorno, dalle ore 9 alle 20, una cinquantina di aziende agricole provenienti da tutta la regione proporranno il meglio dell’agroalimentare del territorio nel farmers’ market di Campagna Amica, mentre le ricette della tradizione saranno protagoniste degli show cooking con gli agrichef contadini degli agriturismi Terranostra. Spazio anche ai più piccoli con le attività delle fattorie didattiche, a cominciare da quelle dedicate al latte. Nella mattinata di venerdì 11 maggio a Palazzo Turati si svolgerà poi la festa conclusiva del percorso di educazione alimentare promosso da Coldiretti in varie scuole delle province di Milano e Monza Brianza.
Spazio anche al sapere e alla diversità del cibo, da quella biologica a quella culturale. Questo il tema della seconda edizione di Food for All!, il palinsesto culturale di Milano Food City organizzato da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Dal 7, giorno dell'inaugurazione istituzionale in viale Pasubio 5, al 12 maggio un programma denso di incontri e approfondimenti: ogni giorno si alternano Talk, momenti di discussione, e SolutionsLab, tavoli di lavoro, poi laboratori didattici e itinerari per la città, proiezioni e appuntamenti performativi. Attraverso linguaggi e format originali, il programma di Food for All! è rivolto a tutta la cittadinanza: dal pubblico generico a scuole di primo e secondo grado, da imprese e start-up, ad associazioni e istituzioni, esperti e portatori di buone pratiche. Tra i protagonisti scienziati e chef, scrittori e divulgatori, imprenditori e startupper, policy maker, artisti e formatori.
Per scoprire tutti gli appuntamenti e il calendario completo di Milano Food City nelle prossime settimane sarà attivo www.milanofoodcity.it
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(Milano, 31 marzo 2018) - Saranno sette giorni per scoprire le virtù del cibo, tra talk, cultura, arte, degustazione e solidarietà. Dopo il grande successo della prima edizione, che ha visto oltre 178mila persone affollare 320 appuntamenti tra eventi, show-cooking, degustazioni, talk e incontri, tornerà dal 7 al 13 maggio 2018 Milano Food City. Un appuntamento che diventerà annuale e fisso nel calendario degli eventi cittadini, voluto dal Comune di Milano in collaborazione con Camera di Commercio, Confcommercio Milano, Fiera Milano, Coldiretti, Fondazione Feltrinelli e Fondazione Veronesi.
Sette protagonisti del mondo economico, culturale, professionale e istituzionale milanese insieme propongono un calendario di sette giorni tra talk, percorsi, eventi, arte, cultura, degustazioni e solidarietà, rivolto a professionisti, appassionati gourmand, cittadini, turisti e famiglie per scoprire le sette “virtù del cibo” – gusto, incontro, energia, diversità, nutrizione, risorsa e gioco - che animeranno la città dalla periferia al centro nel segno di una nuova cultura alimentare.
Gusto inteso come piacere e ricerca della qualità e dell'estetica del cibo. Incontro come elemento di convivialità, tradizioni e multiculturalità. Energia che attraverso le risorse ci riconnette ai territori e ai processi produttivi e di coltivazione. Diversità come conoscenza della biodiversità dei territori e ponte tra le diverse culture. Nutrizione ossia una nuova cultura alimentare attenta alla ricerca, alla salute, al benessere e alla qualità della vita. Risorsa quando il cibo diventa strumento di lotta allo spreco, attenzione alla filiera e all'ambiente. Infine Gioco ossia il cibo diventa uno strumento ludico per veicolare una nuova cultura alimentare, soprattutto nelle nuove generazioni.
“La grande affluenza di pubblico fatta registrare dalla prima edizione di Milano Food City dimostra come sia stata vincente la scelta di raccontare il cibo, la cultura alimentare e contrastare lo spreco – commentano gli Assessori Cristina Tajani (Politiche per il Lavoro, Attività produttive e Commercio) e Roberta Guaineri (Turismo e Sport) -. Oltre a coordinare tutti gli appuntamenti e il programma di questa settimana dedicata alla nuova cultura alimentare, siamo tra i primi comuni italiani ad applicare la legge Gadda, che consente sconti sino al 20% sulla Tari agli operatori della grande distribuzione, bar, ristoranti e mense che attuano politiche di lotta allo spreco alimentare destinando le eccedenze ai bisognosi della città. Invitiamo tutti gli interessati ad usufruirne, c’è tempo sino al prossimo 30 aprile per accedere agli sconti Tari scaricando tutta la documentazione dal portale del Comune di Milano”.
La seconda edizione di Milano Food City si inserisce nella più vasta programmazione di eventi voluti dal MIBACT che ha scelto proprio il 2018 come anno da dedicare alla valorizzazione del cibo italiano. Un patrimonio, quello del Made in Italy agroalimentare, che coniuga saper fare, bellezze artistiche e paesaggistiche rappresentando uno dei migliori biglietti da visita del nostro Paese nel mondo. Il cibo, insieme all'arte, racconta la storia delle nostre terre e delle comunità che le abitano.
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Ci sono prodotti che gridano “sono italiano!” a gran voce. Uno di questi è la mozzarella, anche se ormai è prodotta un po’ ovunque come pizza e spaghetti, l’originale resta sempre nostra. Che sia di latte di mucca o di bufala poco importa, dipende dal gusto personale e dagli allevamenti presenti nel luogo di preparazione; di sicuro la discriminante è una sola: industriale o artigianale.
Questa seconda tipologia già evoca la tenacia con la quale, in una condizione di produzione massificata per la riduzione di costi, tempi e manodopera, qualcuno ha messo in cima alle sue priorità la realizzazione di un prodotto di grande qualità, con riferimento a sapori e saperi antichi, fermamente determinato a conservare la tradizione pur nel rispetto delle più moderne norme vigenti in ambito alimentare.
E’ questo il caso di una piccola azienda di Battipaglia, nata dalla volontà di mantenere viva la vocazione di famiglia, nata negli anni ’30 e rivolta alla produzione di mozzarella di bufala.
“La Fattoria”, nome bucolico, vede impegnati i tre fratelli Paraggio dal 1988 nella lavorazione del latte di bufala per preparare una mozzarella senza rivali. Un formaggio particolare, dall’aspetto perlato, vellutato e lucente. Una consistenza leggermente gommosa con un profumo muschiato e un sapore dolce e avvolgente. Destinato a una masticazione lenta che consenta a tutto il latticello contenuto di invadere il palato poco a poco per essere assaporato a lungo.
Il prodotto cavallo di battaglia del caseificio è la Zizzona di Battipaglia, una mozzarella che va dai pesi tradizionali fino ai 5 kg. La sua caratteristica è un “capezzolo” in pasta filata che la rende simile a un prosperoso seno.
Naturalmente, dietro a ogni tradizione che si rispetti, si nasconde una leggenda. Si narra della ninfa etrusca Baptì-Palìa, che dimorava nelle paludi della pianura estesa fin verso il mare. Lei custodiva gelosamente il segreto della Mozzata di Bufala (l’antica denominazione della mozzarella di bufala), cibo prelibato e riservato esclusivamente agli Dei.
Ogni giorno mungeva le bufale che pascolavano allo stato brado e, dopo un misterioso procedimento, filava la cagliata, ne “mozzava” dei pezzi di forma sferica e portava il prezioso prodotto alla dimora degli Dei per offrirlo alla loro mensa.
Un giorno la ninfa incontrò un giovane pastore e affascinata dal suo aspetto gli dichiarò il suo amore e come pegno del sentimento gli rivelò il segreto della mozzata di bufala. Il pastore però lo divulgò a tutti e gli Dei adirati condannarono i due a vagare per le paludi in eterno senza mai incontrarsi nuovamente.
Volendo credere alla leggenda non possiamo che essere dispiaciuti per la sorte toccata ai due giovani ma, da “mortali” scout di tipicità ed eccellenze gastronomiche dobbiamo ringraziare il loro sacrificio. E’ chiaro che viaggiare fino a Battipaglia per procurarci la famosa Zizzona non è proprio cosa! Ma se la montagna non va da Maometto ecco che Maometto va alla montagna. Da qualche tempo il caseificio ha aperto un punto vendita anche a Milano, in zona stazione Centrale. Un negozietto piccolo ma rifornito 3 volte la settimana con i prodotti realizzati meno di 24 ore prima.
Oltre alla famosa (e formosa) mozzarella di bufala molti altri formaggi realizzati con lo stesso latte, una selezione accurata di prodotti tipici del Sud come la pasta lucana fresca, le conserve Giaquinto e i sughi Terra Orti.
I giorni del rifornimento sono il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Le quantità non sono enormi e in tanti si presentano per accaparrarsi i nuovi arrivi, quindi meglio sbrigarsi o prenotare i propri acquisti.
La mozzarella di bufala è perfetta mangiata in purezza ma, per un aperitivo con gli amici o un antipasto si può puntare su una caprese rivisitata. Basta frullare dei pomodorini tipo ciliegini o datterini molto maturi, condire con sale, olio, pepe, aggiungere dei bocconcini di mozzarella e chiudere con foglie di basilico o un piccolo pesto realizzato senza parmigiano.
Paola Drera
www.lazizzonamilano.it
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di Paola Drera
Solo pochi giorni e anche i cinesi diranno addio al 2017. A differenza del nostro, il loro capodanno varia per data a seconda dei cicli lunari e il loro zodiaco è contraddistinto dagli animali al posto che dai segni che noi conosciamo. In base alla leggenda 12 di loro risposero alla chiamata del Buddha, guadagnandosi il diritto di entrare nell’Oroscopo cinese. Il topo (per primo ad arrivare e quindi preferito da Buddha), il bue, la tigre, il coniglio, il drago, il serpente, il cavallo, la capra, la scimmia, il gallo, il cane e il maiale.
Dal 16 febbraio si aprirà l’anno del cane e così come tutti nel mondo secondo i loro tempi, anche la Cina si prepara a celebrare il 2018.
Primo rituale della vigilia ripulire a fondo la casa per spazzare via la sfortuna. Secondo, preparare una cena per amici e parenti con piatti che siano di buon auspicio per il nuovo anno.
Se per noi cotechino e lenticchie non possono mancare, per il popolo con gli occhi a mandorla i must da mettere in tavola sono i ravioli, il pesce, gli involtini primavera e il niangao (torta di riso).
Noi per tradizioni e superstizioni non scherziamo, ma i cinesi non sono da meno! Hanno rituali esotici e affascinanti che vale la pena conoscere, soprattutto perché sono la comunità più numerosa presente in Italia e dal tempo più lungo.
Difficilmente qualcuno di noi sarà invitato alla loro tavola per la cena della vigilia; sono schivi, riservati, e soprattutto per le feste preferiscono preservare il loro ambiente, ma possiamo sempre dare una sbirciatina per curiosare e scoprire cosa combinano.
Partiamo dal pesce. Deve essere portato in tavola intero e non deve essere consumato completamente, per far credere al nuovo anno che ci sarà prosperità sufficiente ad avere persino degli avanzi. La testa deve essere rivolta in direzione degli anziani o dell’ospite d’onore in segno di rispetto. La persona verso cui è rivolta la testa del pesce sarà la prima a cominciare a mangiarlo, solo allora anche gli altri potranno seguire.
I veri protagonisti però sono i ravioli. Con una storia di oltre 1800 anni rappresentano una pietanza cinese classica e un piatto tradizionale estremamente popolare in tutta la Cina durante le festività per il nuovo anno. E non solo.
Non so se li avete presente, ma la loro forma è davvero caratteristica e non casuale. Ovali, con le estremità rivolte verso l’alto, sono realizzati così per somigliare ai lingotti d’oro cinesi e naturalmente, durante la cena della vigilia, più se ne mangiano più soldi si guadagneranno nel nuovo anno. Hanno un impasto sottile e un ripieno a base di carne di maiale o gamberetti, pesce, pollo, manzo e verdure. Se volete provare i migliori di Milano dovete andare in via Paolo Sarpi, nota come la China Town della città.
Sono il frutto della collaborazione tra un cinese laureato alla Bocconi e una delle più antiche e note macellerie meneghine: Agie e Walter Sirtori.
I due negozi stanno fianco a fianco e il loro obiettivo condiviso è stato fin dall’inizio realizzare un’eccellenza con il meglio della Cina e dell’Italia. Walter vede in Agie lo stesso suo stesso entusiasmo degli inizi e non esita ad aiutarlo. Tra i due i rapporti di affari sembrano marginali, si ha più l’idea di vicini di casa di quelli un tempo: Agie fa provare le sue creazioni a Walter e quest’ultimo va dal primo per il tè.
Pensano a una piccola azienda con una produzione molto limitata (inizialmente i ravioli erano di 2 tipi soltanto), minima anche negli spazi ma di qualità, e gestita con trasparenza. La cucina è aperta e lo spazio è tutto lì, tutti possono vedere cosa succede.
Per acquistare non si entra, si resta in strada, il banco arretra appena di 50 cm dalla soglia. Le ricette sono quelle della nonna di Agie; i ravioli si possono comprare pronti da mangiare (lo spirito dello street food è esattamente quello cinese) o si possono portare a casa da cucinare in seguito.
Per me, ma soprattutto per i grandi esperti, non esistono ravioli migliori in città. Provarli è un atto dovuto al palato e un riconoscimento a una collaborazione (quella tra Italia e Cina) che non passa attraverso relazioni diplomatiche tutte cerimoniali e protocollo, ma solo tra esseri umani che condividono il gusto del buono.
Se passerete da quelle parti in occasione del capodanno cinese, per vedere le classiche parate con lanterne, gente in costume tradizionale e dragoni, non perdete l’occasione per provare queste prelibatezze. Ma rassegnatevi! La coda è spesso lunghissima (e questo dice tutto…). Però potete anche imparare a farveli da soli se avete voglia. Spesso la Ravioleria Sarpi organizza corsi per neofiti.
Paola Drera
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Con un balzo dell’11% nelle bottiglie spedite all’estero lo spumante italiano conquista le tavole nel mondo dove per Natale e Capodanno 2017 ci sarà il record storico di brindisi Made in Italy. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che a fine anno per il 2017 sarà raggiunto per la prima volta il record storico dell’esportazioni all’estero per un valore superiore a 1,3 miliardi, sulla base delle spedizioni registrate dall’ Istat nei primi otto mesi. Se in Italia lo spumante si classifica al primo posto negli acquisti irrinunciabili nello shopping delle feste, all’estero – sottolinea la Coldiretti – non sono mai state richieste cosi tante bollicine italiane che in quantità dominano nettamente nei brindisi sul mercato mondiale davanti allo champagne. Fuori dai confini nazionali – continua la Coldiretti – i consumatori più appassionati sono gli inglesi che non sembrano essere stati scoraggiati dalla Brexit e sono nel 2017 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano con le bottiglie esportate che fanno registrare un aumento del 13% di gran lunga davanti agli Stati Uniti dove comunque si rileva un +16%, mentre in posizione più defilata sul podio si trova la Germania dove si registra una crescita del 14% delle bottiglie vendute. Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel mondo ci sono tra gli altri il Prosecco, l’Asti il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. A pesare è il fatto che con il successo – sottolinea la Coldiretti – crescono le imitazioni in tutti i continenti a partire dall’Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi. All’estero – conclude la Coldiretti – finisce la maggioranza della produzione nazionale di bollicine per la quale si stima un potenziale produttivo superiore ai 600 milioni di bottiglie.
www.coldiretti.it
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Una festa all’insegna dei sapori, per festeggiare la nuova stagione dell’Olio, che in questo periodo dell’anno esprime con particolare intensità la propria gioventù e freschezza: questo il primo obiettivo della diciottesima edizione della festa storica, in programma nei fine settimana del 10/11/12 e 17/18/19 Novembre - che a Vignanello convocherà da tutta Italia centinaia di appassionati conducendoli in percorsi dedicati non solo alla conoscenza dell’Olio (dalla coltivazione al prodotto finale) ma alla riscoperta della Storia e della Cultura del territorio attraverso la rievocazione di antichi mestieri, cortei in costume e gare musicali, oltre a visite guidate nei luoghi più caratteristici del paese, tra cui il famoso Castello Ruspoli, i ‘"Connutti" della Vignanello sotterranea e la Barocca Chiesa Collegiata.
“Il Borgo torna nel XVI Secolo per celebrare l’Olio e il Vino Novello – afferma Gianluca Ercoli, presidente della Pro loco di Vignanello – ma quest’anno in particolare abbiamo voluto offrire l’esperienza annessa all’Olio Novello che nessun amante dell'olio dovrebbe negare a se stesso. Mentre il vino è un prodotto ottenuto da un procedimento di trasformazione per fermentazione della materia prima d'origine (l'uva), l'olio d'oliva, al contrario, non è altro che il succo d'oliva. Ecco perché, mentre il vino ha bisogno, quale più quale meno, di tempo per trovare un suo accettabile equilibrio e per esprimersi nelle nuove vesti di ciò che l'uva è diventata, per l'olio non è così. L'olio appena franto è al massimo della sua freschezza e della sua fragranza.”
"Dall'idea di alcuni di noi e la collaborazione con alcune associazioni – continua Ercoli - è nata la voglia di far rivivere un angolo di storia, grazie ai percorsi informativi, alle rievocazioni e alle ricostruzioni storiche dei mestieri che hanno una rigorosa criticità filologica nei materiali usati, nei prodotti finiti, nelle nozioni storiche. Lo scopo è quello di fungere da macchina del tempo e di far toccare con mano, far provare i mestieri perduti e manualità dimenticate, attraverso anche gli spettacoli e alcuni sport in uso per far rivivere quell’Italia del Rinascimento."
Anche i ristoranti e le cantine del luogo offriranno un ventaglio di menu a tema, all’insegna della migliore tradizione vignanellese, molti dei quali ispirati all’antico ricettario di Nonna Angelina (divenuto un “classico” grazie al saggio di Paolo Andreocci): da segnalare gli gnocchi fatti a mano “co’ a grattacacio”, lo spezzatino con le olive nere del luogo e il “pamparito”, pane locale a forma di maritozzo con un pugno di anice.
Durante tutta la manifestazione, inoltre, i collaboratori della Pro Loco e della Compagnia del Novello appassionati alla storia del paese condurranno i convenuti in speciali tour del gusto, per esplorare da vicino l’affascinante mondo della produzione e trasformazione dell’olio e i segreti del vino novello: tra le tappe toccate il Giardino del Castello Ruspoli, gli uliveti, il Frantoio Cioccolini e la Cantina dei vini casarecci. Presso la sala consiliare del Comune di Vignanello verrà proposto un percorso guidato per i primi approcci e la conoscenza del vino e dell'olio.
Verrà infine organizzato un raduno dei camper da tutta Italia che propone anche un altrettanto variegato programma a scelta, tra cui trekking urbano, cene al Castello e una speciale visita alla Vignanello Sotterranea.
www.prolocovignatello.org
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L’Associazione Go Wine, d’intesa con l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba organizza ad Alba la diciassettesima edizione della manifestazione “Langhe e Roero in Piazza”.
Si conferma anche per questa edizione la partecipazione all’eccellenza dei prodotti della provincia Granda: oltre alla selezione dei prodotti del territorio di Langa e Roero, vi sarà spazio anche a specifiche eccellenze gastronomiche di altri siti della Provincia di Cuneo.
L’iniziativa si inserisce nel calendario delle manifestazioni dell’ 87a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e si propone di far conoscere molti di quei prodotti che sono esclusivi o particolarmente legati alla tipicità del territorio di Langa e Roero.
La rassegna si svolge nel pomeriggio di sabato 28 ottobre (con orario pomeridiano dalle 16.30 alle 20.00), e per tutta la giornata di domenica 29 ottobre (10.00-19.00).
Lungo la Via Cavour e in Piazza Duomo, nel cuore del centro storico, saranno di scena i prodotti d’eccellenza del territorio: i formaggi - dal Raschera fino al Castelmagno e – i prodotti ortofrutticoli – dal Porro di Cervere all’Aglio – e alcune delle specialità dolciarie più conosciute - dalle Praline alla tradizionale Torta di Nocciola, fino ai ricercati Baci di Cherasco.
E poi ancora: dal Miele al Salame, dalle Tome di Langa al Brus, il centro storico sarà pervaso dai profumi delle varie specialità della Granda.
A ciascun prodotto sarà dedicata un’apposita struttura, presso la quale il pubblico potrà degustare e acquistare i prodotti, creando così un percorso mirato delle grandi qualità del territorio albese e della provincia cuneese.
A fianco dell’eccellenza gastronomica non mancherà il vino: presenti direttamente le aziende vinicole ed inoltre sarà allestita una grande enoteca, dove saranno presentate in degustazione circa 100 etichette di Langhe e Roero, in rappresentanza della migliore produzione vinicola del territorio.
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Scatta in Italia la raccolta del primo riso che sarà obbligatoriamente etichettato come Made in Italy per difendere i consumatori dal rischio di portare in tavola produzioni di bassa qualità importate dall’estero. Lo rende noto la Coldiretti nel denunciare che nel primo semestre dell’anno sono aumentate dell’800% le importazioni di riso dalla Birmania che nonostante sia sotto accusa per la violazione dei diritti umani nei confronti del popolo rohingya gode insieme alla Cambogia dell’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi).
Un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero proveniente spesso da paesi dove non sono rispettati gli stessi standard ambientali, sociali e di sicurezza. La metà del riso importato in Italia arriva infatti dall’Asia nel primo semestre del 2017 con un aumento del 12% delle importazioni dall’India che è il principale esportatore asiatico di riso in Italia seguito da Pakistan, Thailandia, Cambogia e Birmania, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre 2017
Il nuovo raccolto Made in Italy è sano e di ottima qualità con una produzione nella media nei circa 230.000 ettari seminari, in leggero calo rispetto all’anno precedente (-1,4%) in un mercato che continua ad essere difficile, con prezzi che persistono a rimanere sotto i costi di produzione. L’Italia si conferma di gran lunga il principale produttore europeo di riso nonostante la siccità e il maltempo che ha colpito a macchia di leopardo le risaie dalle quali nascono opportunità di lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, senza dimenticare lo straordinario impatto naturalistico e paesaggistico.
Il nuovo raccolto rappresenta un momento di svolta per due grandi novità che consentiranno ai consumatori di poter fare chiarezza sulla reale provenienza del riso e difenderanno i produttori dalla concorrenza sleale. Il 7 dicembre 2017 – continua la Coldiretti - entrerà in vigore la nuova riforma del mercato interno del riso, che rappresenta un passo avanti importante che aggiorna finalmente una normativa che risale al 1958 con la salvaguardia e la valorizzazione delle varietà italiane per effetto della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 7 settembre 2017.
Sarà possibile infatti aggiungere l’indicazione “classico” nel caso in cui nella confezione sia presente una delle varietà tradizionali (es. Carnaroli) e a condizione che sia garantita la tracciabilità varietale. Il 16 febbraio 2018 sarà un altro giorno storico per i risicoltori e per i consumatori italiani per l’entrata in vigore del decreto interministeriale che fissa finalmente l’obbligo di etichettatura d’origine per il riso italiano. Con l’etichetta trasparente finisce l’inganno del riso importato e spacciato per Made in Italy e il consumatore sarà libero di scegliere tra la qualità, la tipicità e la sostenibilità del prodotto nazionale e quello di importazione.
Un cambiamento importante per un alimento come il riso considerato dietetico che ha fatto registrare un aumento degli acquisti familiari nel primo semestre del 2017 (+1%) secondo Ismea, anche per effetto di una rivoluzione nelle occasioni di consumo in atto nell’ultimo decennio, da primo piatto a piatto unico, da caldo a freddo, da tavola a take away.
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Continua l'obbligo delle etichette sull'origine della materia prima, perché la strada aperta in Italia con il latte e i formaggi, e proseguita con il riso, ha dato buoni risultati e novità persino nella Gdo. Alla chiusura di 'Cheese', il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, incalzato dal presidente di Slow Food, Carlo Petrini, al convegno sull'etichettatura promosso dalla Regione Piemonte, ha confermato: "Bisogna andare avanti, l'Italia è capofila in Europa in questa battaglia per avere sempre più etichette chiare e trasparenti. Abbiamo cominciato con il settore-lattiero caseario e abbiamo già riscontrato effetti strutturali molto interessanti. Nella stessa Gdo stanno cambiando gli scenari nell'accaparramento dei prodotti".
Dopo latte e formaggi, l'obbligo è stato introdotto anche per il riso, e poi è stata la volta del decreto per grano e pasta.
L'edizione del ventennale di Cheese, riservata ai formaggi a latte crudo, si è chiusa con un nuovo record di pubblico: 300 mila il numero dei visitatori, in 4 giorni di rassegna, secondo i dati comunicati dagli organizzatori, Slow Food e Città di Bra.
"Il successo di Cheese e i riconoscimenti internazionali - ha aggiunto Martina - sono anche il segnale della bontà della politica agricola italiana".
"E' stata l'edizione più riuscita - ha commentato Petrini - non solo per i numeri ma anche per la qualità e la determinazione con cui abbiamo portato avanti le nostre scelte.
La decisione di accettare solo produttori di formaggi a latte crudo è stata coraggiosa e ha pagato. Cheese è ormai il punto di riferimento internazionale anche per gli affinatori e da Francia, Gran Bretagna, Usa e Spagna è venuta la proposta di sostenere un Master dedicato ai formaggi a latte crudo all'università di Scienze Gastronomiche".
Tra il pubblico, che ha perso d'assalto stand e Laboratori del Gusto, è stata forte la presenza straniera: il 50% dei partecipanti agli eventi su prenotazione - ha annunciato Slow Food - arrivavano dall'estero. La prossima edizione, nel 2019, potrebbe allungarsi di un giorno. (ANSA).
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La vendemmia non è ancora finita, per le uve rosse di Sangiovese, ma è già possibile fare una prima stima dei cali produttivi nei 12 comuni della DOC Orcia. La zona più colpita dagli effetti del caldo e la mancanza di piogge risulta essere quella di Sarteano, ma anche i territori di Trequanda e Buonconvento lamentano forti cali di produzione legati al clima. Purtroppo a questa calamità si è sommato un autentico attacco da parte di cinghiali e caprioli che, da giugno, sono arrivati nelle vigne mangiando uva acerba nel tentativo di sfamarsi e dissetarsi. In alcuni casi la combinazione di questi due elementi ha provocato un risultato devastante con perdite che toccano fino all’80% il raccolto d’uva e con gli effetti dei cinghiali e dei caprioli che in qualche caso, eguagliano o superano persino quelli della siccità. Nell’Orcia le prime stime si allontanano molto dalla media regionale diffusa a inizio settembre da Ismea e Unione Italiana Vini e che prevede un calo produttivo del 32,5%.
Insomma un vero peccato per il bellissimo territorio dell’Orcia, in gran parte iscritto nel Patrimonio dell’Umanità Unesco proprio per l’integrità dei suoi centri d’arte e del suo paesaggio agricolo. Un territorio molto grande che comprende i comuni di Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.
“In questa particolare annata l’assenza di piogge e i terreni sabbiosi, presenti in alcune aree della denominazione, hanno trasformato il bellissimo paesaggio in una zona arida con boschi di querce seccati dal sole. Inoltre, come è ben noto, in Toscana la selvaggina di grandi dimensioni è 4 volte superiore alla media nazionale ed è concentrata nella Provincia di Siena dove, per anni, il contenimento degli ungulati è stato particolarmente carente” afferma Donatella Cinelli Colombini, Presidente del Consorzio del vino Orcia, spiegando le ragioni di una situazione che mette in grave difficoltà le aziende e le persone che ci lavorano.
Gli scarsi risultati in termini di produzione vengono compensati da una buona qualità dell’uva, che in certi vigneti è ottima, grazie alla presenza di grappoli sani con una gradazione più elevata rispetto agli ultimi cinque anni e con un’ottima concentrazione di estratti negli acini dal calibro inferiore alla norma. E’ il vitigno Sangiovese, il fil rouge che lega la denominazione Orcia, nata il 14 febbraio 2000 e prodotta in circa 60 cantine, nella maggior parte dei casi molto piccole. L’Orcia comprende la varietà Orcia ottenuto da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e la tipologia “Orcia Sangiovese” con almeno il 90% di questo vitigno unito in blend a vitigni autoctoni.
I vini rossi hanno anche la versione “Riserva”, ma la denominazione comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.
Nonostante le condizioni climatiche, che hanno messo a dura prova i vigneti dell’Orcia, siamo incoraggiati dagli studi condotti da Attilio Scienza e Donato Lanati, che sostengono come i vitigni autoctoni dimostrino migliori capacità di adattamento alle condizioni climatiche degli ultimi anni. Nelle sue zone di maggiore vocazione, come a Montalcino o in Val d’Orcia, il Sangiovese reagisce bene a questi cambiamenti. Aggiungiamo noi che anche il Foglia Tonda, vitigno autoctono riscoperto e valorizzato dal 2000 per la produzione di alcuni vini Orcia, sta regalando grandi soddisfazioni in termini di resistenza ai cambiamenti climatici.
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La vendemmia non è ancora finita, per le uve rosse di Sangiovese, ma è già possibile fare una prima stima dei cali produttivi nei 12 comuni della DOC Orcia. La zona più colpita dagli effetti del caldo e la mancanza di piogge risulta essere quella di Sarteano, ma anche i territori di Trequanda e Buonconvento lamentano forti cali di produzione legati al clima. Purtroppo a questa calamità si è sommato un autentico attacco da parte di cinghiali e caprioli che, da giugno, sono arrivati nelle vigne mangiando uva acerba nel tentativo di sfamarsi e dissetarsi. In alcuni casi la combinazione di questi due elementi ha provocato un risultato devastante con perdite che toccano fino all’80% il raccolto d’uva e con gli effetti dei cinghiali e dei caprioli che in qualche caso, eguagliano o superano persino quelli della siccità. Nell’Orcia le prime stime si allontanano molto dalla media regionale diffusa a inizio settembre da Ismea e Unione Italiana Vini e che prevede un calo produttivo del 32,5%.
Insomma un vero peccato per il bellissimo territorio dell’Orcia, in gran parte iscritto nel Patrimonio dell’Umanità Unesco proprio per l’integrità dei suoi centri d’arte e del suo paesaggio agricolo. Un territorio molto grande che comprende i comuni di Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.
“In questa particolare annata l’assenza di piogge e i terreni sabbiosi, presenti in alcune aree della denominazione, hanno trasformato il bellissimo paesaggio in una zona arida con boschi di querce seccati dal sole. Inoltre, come è ben noto, in Toscana la selvaggina di grandi dimensioni è 4 volte superiore alla media nazionale ed è concentrata nella Provincia di Siena dove, per anni, il contenimento degli ungulati è stato particolarmente carente” afferma Donatella Cinelli Colombini, Presidente del Consorzio del vino Orcia, spiegando le ragioni di una situazione che mette in grave difficoltà le aziende e le persone che ci lavorano.
Gli scarsi risultati in termini di produzione vengono compensati da una buona qualità dell’uva, che in certi vigneti è ottima, grazie alla presenza di grappoli sani con una gradazione più elevata rispetto agli ultimi cinque anni e con un’ottima concentrazione di estratti negli acini dal calibro inferiore alla norma. E’ il vitigno Sangiovese, il fil rouge che lega la denominazione Orcia, nata il 14 febbraio 2000 e prodotta in circa 60 cantine, nella maggior parte dei casi molto piccole. L’Orcia comprende la varietà Orcia ottenuto da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e la tipologia “Orcia Sangiovese” con almeno il 90% di questo vitigno unito in blend a vitigni autoctoni.
I vini rossi hanno anche la versione “Riserva”, ma la denominazione comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.
Nonostante le condizioni climatiche, che hanno messo a dura prova i vigneti dell’Orcia, siamo incoraggiati dagli studi condotti da Attilio Scienza e Donato Lanati, che sostengono come i vitigni autoctoni dimostrino migliori capacità di adattamento alle condizioni climatiche degli ultimi anni. Nelle sue zone di maggiore vocazione, come a Montalcino o in Val d’Orcia, il Sangiovese reagisce bene a questi cambiamenti. Aggiungiamo noi che anche il Foglia Tonda, vitigno autoctono riscoperto e valorizzato dal 2000 per la produzione di alcuni vini Orcia, sta regalando grandi soddisfazioni in termini di resistenza ai cambiamenti climatici.
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Decisamente vincente la ‘collezione’ primavera-estate del Turismo italiano che, nell’anno dei Borghi istituito dal MIBACT, registra un +74% di presenze nelle aree rurali (fonte Airbnb). Piace il Belpaese delle esperienze autentiche ed il Grand Tour delle Marche, varato da Tipicità ed ANCI Marche, lancia per l’inizio dell’autunno un binomio del gusto inedito ed esplosivo!
Dal 29 settembre al 1 ottobre, Apecchio propone la Mostra Mercato del Tartufo ed il Festival dell’Alogastronomia.
A dar inizio all’autunno dei sapori è “Re tartufo”, che qui trova il suo habitat ideale. Però, ad Apecchio, l’indiscusso sovrano della tavola si fa “pop” ed incontra un’icona della freschezza dalle frivole suggestioni delle bollicine: la birra artigianale, con stimolanti proposte dei ristoratori e dei cuochi locali.
Il risultato è un’esperienza del tutto inconsueta, da vivere con la sorpresa propria di un esploratore del gusto! S’inizia il venerdì con un concorso tra i ristoranti locali per decretare il miglior abbinamento nel piatto tra i due protagonisti della kermesse. Per tutta la durata della manifestazione sarà possibile degustare appositi menù giocati sul connubio tartufo&birra, proposto anche in originali interpretazioni dei cuochi apecchiesi e nelle invitanti cantine, aperte per l’occasione nello storico centro medioevale.
Sabato doppia apertura: “Mostra Mercato del Tartufo e dei Prodotti del Bosco” insieme al “Festival delle birre artigianali” prodotte ad Apecchio, già note anche a livello internazionale per l’altissima qualità espressa.
Il programma è ricchissimo di proposte: degustazioni guidate nella Casa dell’Alogastronomia, performance artistiche ed artigianali, con le mitiche pagliarole del cappello di Montappone, spettacoli musicali e “live” con la Fisarmonica di Castelfidardo. Momento clou, il cooking show di domenica pomeriggio, con gli chef Roberto Dormicchi (Triglia di Bosco) e Luca Facchini (Coordinatore dell’Accademia di Tipicità), seguito dalla premiazione di un personaggio del mondo del food e dall’incoronazione di “Re Tartufo”. Ogni anno, infatti, viene proclamato sovrano un grande personaggio del mondo dello spettacolo, dopo una divertente personale esibizione.
Un concorso di cucina tutto al femminile, giochi di strada tradizionali, trekking e pedalate del gusto, completano lo stuzzicante weekend apecchiese, fruibile anche at-traverso le apposite combinazioni proposte nella piattaforma www.tipicitaexperience.it.
Incastonato tra prati, boschi e corsi d’acqua, nella pittoresca natura dell’Appennino umbro-marchigiano in provincia di Pesaro-Urbino, Apecchio è un borgo che sorprende l’ospite curioso, non solo da un punto di vista gastronomico, ma per altri molteplici aspetti!
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L’undicesima edizione di Cheese, a Brà (Cuneo) dal 15 al 18 settembre 2017, presenta un programma denso di appuntamenti dedicati ai temi cruciali per il settore lattiero-caseario: latte crudo, fermenti naturali, benessere animale e cambiamenti climatici. Queste sono solo alcune delle tematiche che vengono affrontate durante Cheese con pastori e casari che hanno deciso di andare controcorrente scegliendo la strada della biodiversità, con economisti, ricercatori ed esperti di filiera.
Mai come quest’anno, l’inaugurazione dell’edizione 2017, in programma venerdì 15 alle ore 10,30, è anche un momento per celebrare la città di Bra e uno dei suoi eventi più importanti, che ogni due anni raduna centinaia di migliaia di visitatori, produttori, giornalisti, cuochi, studiosi ed esperti. Nell’ambito dell’inaugurazione ufficiale viene conferito il premio Resistenza casearia, attribuito ai protagonisti del mondo dei formaggi che si sono distinti per passione, dedizione e impegno nella ricerca della qualità, in coerenza con i princìpi di Slow Food del buono, pulito e giusto. Cheese prosegue nel pomeriggio con Gli Stati Generali del latte crudo, il più importante incontro mondiale sul ruolo del latte crudo, ancora oggi oggetto di critiche e discriminazioni. Un momento di confronto in cui Slow Food invita produttori, esperti, giornalisti o chi è semplicemente interessato all’argomento a tirare le somme su alcuni importanti interrogativi: a che punto siamo con la battaglia del latte crudo? I formaggi naturali e il benessere animale saranno le sfide del futuro? È possibile, e su che basi, creare una grande rete internazionale sui formaggi di questo tipo? Dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Francia ai Balcani, e poi altrove nel mondo, ascolteremo le esperienze e le riflessioni di produttori ed esperti, da oltre 15 Paesi dei 5 continenti, che hanno deciso di andare controcorrente. L’obiettivo è l’attivazione di un coordinamento internazionale in grado di portare avanti la battaglia del latte crudo in tutto il mondo.
Altro quesito di primaria importanza viene affrontato nella Sfida del naturale, in programma domenica 17. Non tutti sanno, infatti, che la maggior parte dei formaggi contiene fermenti selezionati e prodotti da un pugno di multinazionali, che stanno orientando la produzione verso la progressiva eliminazione dei fermenti naturali. Si tratta di una perdita di biodiversità, forse poco evidente ma comunque gravissima, e di legame con il territorio in cui un formaggio è prodotto. Ed è anche una perdita di gusto perché, inevitabilmente, i fermenti in bustina tendono ad appiattire e a uniformare il sapore del formaggio.
Sabato 16 parliamo di Allevare animali o vivere con gli animali?: sì perché se un animale sta bene, anche il suo latte ci guadagna in sapore. E fino a qui tutti gli allevatori sarebbero d’accordo. Le cose cambiano invece quando si prendono in considerazione altri aspetti. Quanto conta lo stress dovuto agli spazi insufficienti, alla privazione del pascolo, alle mutilazioni e alla cattiva gestione delle stalle? Possiamo ancora permetterci di considerare gli animali solo come strumenti di produzione? E per la serie “siamo quello che mangiamo”, se vogliamo stare meglio dobbiamo rendere armonico il rapporto tra terra, animale e uomo. Cheese ne parla durante l’appuntamento di domenica 17 Il terroir nel piatto: per un cibo più sano è necessaria una nuova agricoltura.
Visto che il tema si fa sempre più “caldo”, presentiamo i primi risultati di un’importante ricerca volta ad analizzare l’impatto della filiera del latte sul cambiamento climatico. L’appuntamento è domenica 17 con Il clima è cambiato, cambiamo i nostri modi di produrre. E dato che il riscaldamento globale è anche tra le cause del fenomeno migratorio, Cheese vi dà appuntamento all’incontro Il latte dei migranti, sempre domenica 17, in cui si prova a tirare le somme di quanti siano i migranti che, in Italia, trovano impiego nel settore caseario e quale sia la reale portata del fenomeno.
Cheese pone attenzione alle dinamiche territoriali. Tanto per cominciare gli Stati Uniti portano in scena un incontro sui formaggi a latte crudo, grazie alla rete di produttori dalla storia più che decennale che scopriamo in Raw in the Usa, sabato 16. Nella stessa giornata accendiamo i riflettori sul territorio italiano, in particolare quello che comprende le aree marginali appenniniche. Con L’Appennino che stiamo perdendo parliamo di tutti quei pastori e produttori di piccola scala messi in ginocchio dagli eventi sismici. Senza che nessuno se ne stia accorgendo, infatti, nel cuore dell’Italia pastorale è in corso un cambiamento epocale.
L’appuntamento di sabato 16 Il futuro delle DOP è nelle mani dei giganti? è l’occasione per raccontare quali e quante possibilità di successo abbiano le piccole pedine sullo scacchiere del mercato globale che, come sappiamo, tende a favorire i giganti e le grandi industrie. Nella stessa direzione va la conferenza di lunedì 18 Ceta: sì o no? sul trattato tra Europa e Canada che da molti mesi ormai sta facendo discutere i governi, le piazze, le imprese e le amministrazioni locali.
Naturalmente il formaggio gioca anche un ruolo sulla nostra salute: si pensi, per esempio, all’intolleranza al lattosio, sempre attuale. Spesso l’opinione comune è che il formaggio faccia male, a prescindere dalla tipologia, dalla tecnica di produzione e dalla materia prima. Per questo lunedì 18 affrontiamo il tema nella conferenza: Come misurare la qualità del latte nei formaggi in cui si cerca di rispondere alle tante domande intorno ai latticini. Ad esempio: bere tanto latte fa bene alle ossa? I formaggi grassi aumentano il colesterolo?
E per concludere segnaliamo la premiazione dei Locali del Buon Formaggio, domenica 17, un sicuro punto di riferimento per tutti gli appassionati di prodotti caseari. Un riconoscimento nato nel 1997 per valorizzare botteghe, ristoranti, rivenditori, osterie – di cui trovate i nomi nella guida Osterie d’Italia 2018 in vendita nei giorni di Cheese – che offrono ottime selezioni di formaggi.
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Brà (Cuneo) - 15/18 settembre 2017
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Anche quest’anno a Casalmaggiore sarà Zucca. Non solo da mangiare, ma anche “pensante”. Da giovedì 14 a domenica 17 settembre ritorna la Festa della Zucca, uno degli eventi di maggior richiamo dell’Oglio Po e del territorio, organizzata dall’associazione onlus “Amici di Casalmaggiore” e giunta alla 6^ edizione.
Ma la vera novità sarà la prima edizione di Inventio, la festa della zucca “pensante”, l’evento culturale che si terrà nei giorni della manifestazione. Inventio, l’Expo delle Idee, è il progetto che ha lo scopo di “usare la zucca” in senso figurato. Raccogliere e promuovere strumenti e proposte in grado di dare una direzione più chiara al futuro del territorio locale e nazionale, in una prospettiva di crescita comune. Durante l’evento sarà possibile parlare di idee e innovazioni legate all’Industria 4.0. Il tema di questa prima edizione sarà infatti il prossimo cambiamento dei processi produttivi e aziendali, cercando di offrire diverse riflessioni sul fenomeno. Su questi argomenti si svilupperanno i convegni in piazza Garibaldi, aperti a tutti, gli espositori e le attività.
Antipasto sarà l’incontro dedicato all’agricoltura 4.0 al sabato pomeriggio alle 17. Alla sera si parlerà del 4.0 in relazione al territorio casalasco.
Domenica, sempre alle 17, infine di parlerà dell’uomo e del suo futuro in relazione a queste trasformazioni. Nel corso delle due giornate di Inventio sarà poi possibile visitare gli stand dedicati alle realtà più innovative del nostro territorio. Ci saranno inoltre dimostrazioni e laboratori di robotica, circuiti elettrici, droni, stampa 3D e programmazione, in linea con le trasformazioni principali dell’industria 4.0. Ai laboratori il sabato e la domenica mattina parteciperanno i gruppi ospitati dalle associazioni sociali della città, i bambini e i ragazzi delle scuole, mentre durante il pomeriggio a tutti sarà possibile iscriversi ai laboratori. Per finire, saranno presenti gli stand della scuola Romani e degli “Amici di Casalmaggiore”, i quali presenteranno i loro progetti.
Altra novità importante, sempre negli aspetti culturali della rassegna della Festa della Zucca, è la richiesta di partecipazione della Commissione Europea. Al sabato mattina in Auditorium verrà infatti presentato il progetto “Corpo europeo di Solidarietà”, la nuova iniziativa dell’Unione Europea che offre ai giovani opportunità di lavoro o di volontariato nell’ambito di progetti solidali destinati ad aiutare comunità o popolazioni in Europa.
Per la Festa della Zucca, numerose le iniziative collaterali confermate anche per questa edizione.
In piazza Garibaldi, nelle serate della rassegna gastronomica, si esibiranno sul palco i vari gruppi di danza: giovedì lo spettacolo della scuola “Dimensione Danza”; sabato spazio alla Dance Academy Aerobic School di Luisa Sartori, mentre alla domenica sera chiuderanno le ballerine e i ballerini della scuola di danza Vitien. Dal mattino di sabato 16 in piazza saranno allestiti il mercato contadino, a cura di Coldiretti, mentre in Vicolo Chiozzi quello del bijou artigianale. Spazio anche per i più piccoli, con la truccabimbi e il laboratorio “Piccoli Pasticceri crescono”. Sempre sabato, la prima edizione di “Fashion Street” a cura dei Commercianti del gruppo “Via Cavour Social”.
Domenica dedicata come da tradizione allo sport: dalle 18.30 via alla nuova stagione della pallavolo femminile, con la presentazione delle ragazze della VBC Pomì; presente anche l’atleta più medagliata della storia di Casalmaggiore. Insomma, numerose le iniziative in programma che, tra conferme e novità, non mancheranno di animare la città.
Da ricordare la presenza del trenino turistico, dal 12 settembre all’8 ottobre. Non mancherà infine la parte gastronomica della Festa, in piazza Garibaldi: sarà presente il ristotenda dove poter gustare il menù a base di zucca, quest’anno arricchito dalla presenza della cucina etnica. L’inaugurazione avverrà giovedì 14 settembre alle 19, al termine della quale inizierà il servizio culinario. Quest’ultimo proseguirà durante i giorni della festa a partire dalle 19, mentre nel fine settimana sarà attivo anche all’ora di pranzo.
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